CORPUS DOMINI (A)
Dt 8, 2 – 3. 14b – 16a, ; Salmo 147; 1 Cor 10, 16 – 17;
GV 6, 51 – 58
TEMA: Eucarestia
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo ».
Gesù è il pane della vita. Lui è la vita del mondo. La manna è solo pallida figura, donava la vita al corpo, ma non donava la vita all’uomo, il quale nonostante mangiasse di quel pane andava lo stesso incontro alla morte.
Non si tratta più di mangiare lui secondo la fede, di credere in lui come inviato del Padre o nella sua Parola come Parola di vita eterna per l’uomo.
Chi vuole la vita in questo tempo e nell’eternità, deve mangiare questo pane vivo, pane sempre attuale, sempre fresco, sempre fragrante, pieno di sapore eterno, ricco di spiritualità e di amore, ricolmo di grazia e di benedizione, capace di rigenerazione e di fortezza.
Questo pane non è più l’accoglienza della sua persona o della fede da riporre in lui, questo pane è la sua carne e questa carne bisogna realmente mangiarla.
Bisogna mangiarla fisicamente, come i Padri mangiavano il pane tratto dalla manna; bisogna mangiare questa carne per avere la vita, per vivere in questa vita e per l’eternità; bisogna mangiarla per ricostruire giorno per giorno la fede e per incrementarla; bisogna mangiarla per riacquisire ciò che si è perduto al tempo della prima disobbedienza; bisogna mangiarla per ritornare nella pienezza della nostra umanità. Tutta la vita è nella carne di Gesù e questa carne bisogna consumarla, masticarla, farla diventare nostro nutrimento del corpo e dell’anima, perché corpo ed anima, spirito e cuore, sentimenti e volontà, pensieri e mente devono essere trasformati in vita dalla carne di Gesù.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: « Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
I Giudei non credono nelle parole di Gesù. Per questo discutono e si chiedono come possa compiersi. Quando si pensa terrenamente, si vede anche terrenamente la soluzione. Quando invece si pensa secondo la fede, si intravede la soluzione a partire dalla fede. Se non si ha fede in colui che parla, se non si vive secondo la retta fede nel Dio dei Padri che è Creatore Onnipotente, neanche si sospetta una soluzione secondo Dio.
Secondo il pensiero dell’uomo è impossibile che Gesù possa dare la sua carne da mangiare. Secondo invece l’onnipotenza di Dio questo è possibile. È in Dio che bisogna trovare la soluzione e non nell’uomo. Ma loro non conoscono Dio e quindi non possono neanche pensare secondo Dio.
Gesù disse: « In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita.
Gesù invece ribadisce e riconferma la sua parola. Per avere la vita bisogna mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Questa la verità e nessun’altra, perché altre verità non esistono. La vita eterna è nella carne di Gesù, è nel suo sangue. Non è altrove, altrove non esiste alcuna vita eterna.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
La carne mangiata ed il sangue bevuto danno la vita eterna, sono anche pegno e forza della risurrezione finale, risurrezione gloriosa, ad immagine di quella di Gesù. Il linguaggio di Gesù è reale, concreto; trattasi di vera degustazione, di vera manducazione, di vera assunzione di carne e di sangue.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Non solo la carne e il sangue sono la vita eterna; Gesù afferma la verità del cibo e della bevanda. Non c’è nelle parole di Gesù alcuna significazione simbolica, nessun linguaggio figurato. Si tratta in verità di vero cibo e di vera bevanda, autentico cibo e autentica bevanda, e quindi autentica manducazione e autentico bere. Non è un bere spirituale, simbolico, figurato. Gesù parla di un vero mangiare, di un vero bere. Le sue parole non danno possibilità che si possa cadere nell’ambiguità e nella comprensione figurata del suo linguaggio.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Inoltre c’è come una “osmosi” tra Gesù e il suo discepolo che mangia la sua carne e beve il suo sangue. Infatti mangiando la carne e bevendo il sangue di Gesù, il discepolo dimora in Gesù e Gesù nel discepolo. Questa è la forma più alta dell’amore, forma che perfettissimamente si vive solo all’interno delle tre Persone della Santissima Trinità, le quali vivono quella che è chiamata la “circuminsessio”. Il Padre è tutto nel Figlio, il Figlio è tutto nel Padre, Padre e Figlio sono interamente nello Spirito e lo Spirito è interamente nel Padre e nel Figlio e tuttavia ognuno conserva e mantiene la sua Persona distinta dalle altre, senza confusione o mescolamenti di sorta.
Così avviene tra Gesù e chi mangia la sua carne e beve il suo sangue. Gesù è tutto nel discepolo, il discepolo è tutto in Gesù, c’è una sola vita, la vita eterna, che regna tra di loro e c’è una sola esistenza che viene ad essere vissuta, l’esistenza di grazia e di santità che da Cristo, per mezzo dello Spirito si riversa nel Cristiano e dal Cristiano si riversa in Gesù. Questo il miracolo che quotidianamente produce l’eucaristia.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Tra il discepolo che mangia l’eucaristia e Gesù viene a viversi la stessa relazione che si vive tra Gesù e il Padre. Il Padre è il principio eterno della vita. Gesù attinge la vita dal Padre e interamente vive per il Padre. Lui è questa esistenza eterna e nel tempo. Lui è dalla vita del Padre e vive immergendosi nel Padre, vive per il Padre.
Così avviene in colui che si nutre del corpo e del sangue di Gesù. Costui attinge la vita eterna nella carne e nel sangue di Gesù e vive interamente per Gesù. Se non avviene la manducazione eucaristica, il discepolo non può vivere per Gesù, perché non possiede in sé la vita, che è solo dal corpo e dal sangue del Signore.
Questa verità dovrebbe spingerci a mangiare in modo diverso l’eucaristia, a mangiarla come attenzione di vita da parte nostra in Gesù, ma anche come desiderio e come volontà di ritornare a lui la vita attinta, ma attraverso la trasformazione della nostra vita ad immagine della sua. Il cristiano ha la possibilità di trasformarsi, gli è per questo necessario vivere in modo diverso il suo rapporto con il sangue e con il corpo di Gesù.
Questo è il pane disceso dal cielo, non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno ».
I padri nel deserto mangiarono la manna, il pane, e morirono. Il pane di Gesù è diverso, non è come quel pane fatto di terra, proveniente dalla terra. Il suo pane, quello che egli sta per dare loro è veramente il pane disceso dal cielo. Chi lo mangia non muore, chi lo mangia vivrà in eterno. C’è pertanto una differenza abissale tra il pane di Mosè e il Pane di Gesù e l’abisso è la vita contenuta in esso. Chi vuole vivere nell’anima, nello spirito, nel corpo deve attingere la vita in questo corpo e in questo sangue, nel pane di Gesù, una volta attinta essa si espanderà nel suo essere e lo trasformerà da essere di morte e verso la morte eterna, in essere di vita e verso la vita eterna.
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (M. Costantino di Bruno)
Gesù non vuole che le sue parole sul pane vivo disceso dal cielo vengano interpretate in modo allegorico, figurativo, per immagine. Egli chiede che vengano prese in senso letterale, così come esse suonano, senza alcuna aggiunta di pensiero umano. Così sono, così vanno accolte, credute, vissute. L'uomo non deve interferire mai in esse.
Il pane disceso dal cielo è Lui, Gesù. Non però in senso simbolico, ma reale. Realmente Gesù è disceso dal cielo. Veramente è venuto nella carne ad abitare in mezzo a noi, per farsi nostro cibo e nostra bevanda di vita eterna. Veramente Lui ci dona la sua carne perché noi la mangiamo per non morire in eterno. Questo è il mistero che oggi Lui annunzia ai Giudei.
Questi però anziché aprirsi alla fede, si mettono a discutere aspramente. Vorrebbero prima comprendere e poi credere. Il mistero non si comprende prima e si crede dopo. Col mistero dobbiamo sempre operare il percorso inverso: prima lo accogliamo, lo viviamo, lo facciamo divenire nostra carne e nostro sangue, lo trasformiamo in nostra storia. Vissuto e realizzato in noi, iniziamo a comprenderlo secondo la misura di intelligibilità contenuta nelle parole che lo esprimo e lo manifestano.
Gesù non si attarda a spiegare il mistero. Non può. Dovrebbe prima spiegare loro tutto il mistero della sua vita. Questo è veramente impossibile. Si limita a ribadire la realtà del suo corpo e del suo sangue assieme all'altra realtà del prendere, del mangiare e del bere. La carne va presa e mangiata. Il sangue va preso e bevuto. Solo così diviene in noi cibo e bevanda di vita eterna. Solo così noi diveniamo essere immortali, che mai conosceremo la morte dell'anima e del corpo nelle Geenna del fuoco.
Gesù però ci rivela perché noi non moriremo in eterno: perché con la sua carne mangiata e con il suo sangue bevuto, noi vivremo interno per Lui, nel compimento perfetto della sua volontà. In altre parole: il suo corpo e il suo sangue diventano in noi forza divina invincibile contro ogni tentazione, ogni peccato, ogni trasgressione, ogni male. Fortificati da questa carne e corroborati da questo sangue, noi saremo sempre vincitori contro il male, saremo vittoriosi nel compimento della volontà di Dio e per questo nessuna morte potrà mai colpirci. Siamo veramente invulnerabili.
È questa la differenza abissale che distingue l'Eucaristia dalla manna. La manna era solo del pane di terra, nutriva il corpo, lasciava l'anima e lo spirito senza forza. L'Eucaristia invece è Dio stesso che si fa nostra carne, nostro sangue, nostra anima, nostro pensiero, volontà, sentimento e Dio è sempre impeccabile, perché bontà eterna. Come Dio non può fare il male, perché natura di bene, così dicasi anche per chi si accosta all'Eucaristia in pienezza di fede: diventerà anche lui natura di solo bene.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, dateci questa fede nel mistero.
Spunti di riflessione :
- L’eucarestia mi aiuta a vivere in stato permanente di Esodo?
- Chi è aperto alla verità incontra la risposta in Gesù. Oggi, molta gente si allontana e non incontra la risposta. Colpa di chi? Delle persone che non sanno ascoltare? O di noi cristiani che non sappiamo presentare il vangelo come un messaggio di vita?
- In quale modo questo testo ci aiuta a capire meglio il significato dell'Eucaristia?
- Obietto come i Giudei o cerco di assimilare Cristo Gesù nella mia vita?
- Quanto è importante l'Eucarestia per me? Fino al punto di divenire pane per l'altro?