XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO (A)
Is 55, 1 – 3 ; Salmo 144 (145); Rm 8, 35.37 – 39
MT 14, 13 – 21
TEMA: Fiducia – Condivisione
• In quel tempo, avendo udito della morte di Giovanni Battista,Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Gesù è sempre guidato e mosso dallo Spirito di Dio; la sapienza celeste è prudenza: è prudente che ci si allontani per un poco; il regno di Dio non deve essere esposto alla non edificazione, a causa della malvagità di un uomo, di Erode, il quale avrebbe anche potuto, tentato dalla sua insipienza, fare qualche gesto clamoroso su Gesù (imprigionarlo, o anche ucciderlo). La prudenza è la ricerca perenne del bene e delle modalità perché si possa sempre compiere nella sua perfezione.
• Ma le folle; avendo saputo, lo seguirono a piedi dalle città.
La folla invece è spinta da altri motivi; essa cerca qualcosa e questo qualcosa lo ha trovato in
Gesù.
• Sceso dalla barca, vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Ancora una volta l’amore spinge Gesù ad operare, ad agire; ma egli agisce sempre per amore soprannaturale; mai per compassione umana, per sentimenti terreni. Distinguere l’amore soprannaturale da ogni altro sentimento di compassione è obbligo per chiunque voglia compiere nel miglior dei modi la volontà di Dio.
• Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
I discepoli suggeriscono a Gesù una via, a loro parsa giusta, sapiente e saggia. Ognuno può in ogni momento suggerire all’altro, spetta però a chi riveste l’ultima responsabilità prendere la decisione secondo coscienza, motivata però solo dalla volontà di compiere la volontà di Dio. Il discernimento su ogni proposta, su ogni suggestione, su quanto viene ascoltato, è obbligo che non può essere né minimizzato, né massimizzato, piuttosto deve essere sempre operato anche dopo riflessione (se c’è il tempo per riflettere), ma soprattutto dopo aver molto pregato (se non quantitativamente, almeno intensamente).
• Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare».
Il discernimento di Gesù è contrario alla proposta dei discepoli. Loro non devono andare a comprare i pani; glieli darete voi; anzi è un comando.
• Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
Ancora una volta i discepoli agiscono secondo quello che vedono, decidono secondo quello che posseggono. La loro mente fatta di creta e di terra, prende decisioni di terra e di creta. Cinque pani si posseggono, su cinque pani si può contare.
• Ed egli disse: “Portatemeli qui”.
Gesù invece pensa secondo la sapienza del cielo; egli sa che con la preghiera tutto è possibile presso Dio; poiché il Signore ascolta la preghiera di quanti confidano in lui. L’antico testamento lo attesta e lo testimonia (vedi Eliseo).
• E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Il Vangelo inizia con la rivelazione dell’Onnipotenza di Dio: Nulla è impossibile a Dio; si compie nella fede della Donna: Avvenga di me secondo la tua parola. Gesù manifesta l’Onnipotenza sua e del Padre che lo ha inviato; la benedizione fa, crea, opera; tutto viene dalla benedizione e senza benedizione niente si compie; la benedizione la chiede l’uomo, la dona Dio; poiché solo Dio può benedire; gli altri possono benedire nel nome del Signore (i Sacerdoti), o chiedere che il Signore benedica. Cristo invece benedice nel suo nome, con la sua autorità; e tuttavia lo fa in comunione con il Padre e lo Spirito Santo; egli si mette in comunione di Amore con il cielo. Spezzare è moltiplicare; chi spezza in apparenza divide, mentre in realtà moltiplica le cose; la cosa spezzata per amore non diminuisce; rimane intatta, ma spezzandosi si moltiplica. E’ il miracolo dell’Eucaristia: si spezza l’ostia, non si spezza Cristo; si spezza il Pane rimane intatto Cristo, l’unico, il solo, ma due e non uno, possono mangiarlo, e mangiano tutto Cristo, il solo. Questo è il miracolo dell’amore. Anche sulla terra si compie questo prodigio di amore quando nell’amore ognuno vive il mistero della comunione, della condivisione, della solidarietà.
• Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene.
Non solo si conserva intatta l’unità, quando si spezza; non solo tutti possono saziarsi; ne resta anche; questo “resto” è la condanna della nostra piccolezza, della meschinità che alberga nella nostra mente, di quella chiusura nei nostri piccoli, poveri, insignificanti pensieri umani, che non riescono ad elevarsi alla grandezza dell’onnipotenza di Dio e alla sua Provvidenza che crea di volta in volta, ma crea nell’amore dell’uomo. Dio è amore, crea per amore; crea nell’amore dell’uomo per il Signore e per il prossimo suo.
• Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
La precisazione del numero 5x1000 indica un’abbondanza assai grande; il poco degli uomini (5) e assunto dalla quantità enormemente grande di Dio (1000). Si pensi al numero degli eletti: 12 (numero delle dodici tribù dei figli di Israele) per 1000: ancora una volta la grandezza di Dio è la misura del suo amore per noi.
Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare (M. Costantino di Bruno)
Quando Gesù parla, le sue parole sono cariche di un comando che vale per il momento attuale della storia che si sta vivendo, spesso però sono cariche di una profezia eterna. Sono parole che contengono un ordine, un comando che mai tramonta, mai finisce. Finché sole e luna saranno fissi nel Cielo, il comando mantiene la sua vanità. Esso è carico di un mistero che sempre dovrà essere posto in essere.
Dovremmo abituarci a leggere il Vangelo in modo sempre nuovo, ma per questo occorre quella luce sempre attuale, perenne dello Spirito Santo. Se lo Spirito del Signore non è il nostro quotidiano interprete, esegeta, analista, unificatore di tutte le verità eterne contenute nella divina parola, sempre noi daremo alle parole dei significati contingenti, mai eterni. Dare significati umani, mai celesti, di immediatezza incapace di trascendere gli stessi secoli e di condurci fino alle soglie della nostra eternità.
I discepoli si preoccupano per la folla. È da tre giorni che segue Gesù. Il luogo è deserto. Non vi sono case nei paraggi. La fame comincia a farsi sentire. È giusto che essa venga congedata perché possa andare a procurarsi del cibo. Gesù deve dare loro, alle folle che si succederanno nel corso del tempo un pane vivo, vero, disceso dal Cielo. Questo pane non lo potrà donare Lui, lo dovranno donare i suoi discepoli. Essi però non sanno nulla del mistero. Pensano al pane di farina di grano o di altro e rispondono a Gesù che loro non possono. Hanno solo cinque pani e due pesci.
Gesù moltiplica i pani, ma solo come segno dell'Eucaristia, sacramento mirabile nel quale il suo corpo è presente in ogni più piccolo pezzettino di pane. Non per moltiplicazione. Il corpo di Cristo è indivisibile, non moltiplicabile. È uno ed è uno, lo stesso, senza alcuna divisione in tutto il pane consacrato o che si consacrerà sulla faccia della nostra terra. Perché questo pane nuovo, vero, vivo venga donato alle folle è necessario che i discepoli mettano loro il pane di grano. Gesù prende il pane Lui donato, benedice il Signore e lo trasformerà sempre in suo corpo e in suo sangue.
Perché vi sia vera Eucaristia è necessario che vi siano ben sei agenti: Dio Padre, lo Spirito Santo, il Figlio, il Sacerdote, il pane, il vino. Il pane e il vino deve essere cercato dal Sacerdote. Il Sacerdote è chiamato da Cristo Signore e da Lui, sempre attraverso la mediazione sacramentale della Chiesa, viene consacrato perché possa fare, offrire al Padre il memoriale della croce, dare agli uomini il Corpo e il Sangue di Gesù Signore. Il Sacerdote invoca il Padre. Gli chiede che mandi il suo Santo Spirito per trasformare il pane e il sangue in Corpo e Sangue di Cristo. Prima offre al Padre il suo Figlio Incarnato, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione, poi dona ai fedeli lo stesso Corpo e lo stesso Sangue perché se ne nutrano e vivano.
Questa particolare moltiplicazione per trasformazione deve compiersi ogni giorno in ogni parte del mondo. Tutto il mondo è un deserto spirituale, senza alcuna vita divina nel cuore degli uomini. Tutte le folle vivono all'ombra della morte, esposte alle tenebre perenni. La vita vera, divina è nel Corpo e Sangue di Gesù. Il Corpo e il Sangue di Gesù devono essere "fatti" dal Sacerdote. Se lui non li fa', il mondo rimane senza vero pane. Anche se ha ricevuto la vita divina, è incapace di conservarsi in essa.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci ad amare l'Eucaristia.
Spunti di riflessione:
- Mi impegno a compiere gesti di solidarietà verso coloro che mi sono vicini o condividono più da vicino il cammino della vita?
- Gesù, prima, di spezzare il pane, alza gli occhi al cielo: tu sai ringraziare il Signore per il dono quotidiano del pane? Sai condividere con gli altri, specie con i più poveri, i tuoi beni?
- Mi sento "toccato" dall'atteggiamento di Gesù tanto da prestar attenzione a chi è nella necessità?
- Mi nutro dell'Eucarestia per un servizio oppure è diventata una pura abitudine?
- Anch'io porto il cesto della condivisione?