NOSTRO SIGNORE GESU’CRISTO, RE DELL’UNIVERSO (A)

NOSTRO SIGNORE GESU’CRISTO,
RE DELL’UNIVERSO (A)
Ez 34,11 – 12.15 - 17 ; Salmo 22(23); 1 Cor 15,20 – 26.28
MT 25,31 – 46
TEMA : Giudizio
• In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti i gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno riuniti tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porterà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
E’ immagine grandiosa e nello stesso tempo terrificante di quanto avverrà alla fine del mondo. Ogni uomo credente o non credente, buono o cattivo, sarà convocato dinanzi al Figlio dell’uomo per essere giudicato. Questo giudizio evidenzia un’altra verità. Questa volta è la regola d’oro il metro di valutazione della coscienza di ciascuno.

• Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo.
Il regno dei cieli è dato ai buoni; il motivo è assai semplice:

• Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi.
Costoro hanno vissuto la legge della misericordia e della compassione. Il loro cuore è stato largamente generoso. Ciò che però colpisce è che l’opera pur essendo stata fatta all’uomo, è detta essere stata fatta a Gesù.

• Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
I giusti non comprendono è chiedono spiegazione, vogliono sapere.

• E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Gesù proclama di essersi identificato con l’uomo povero e bisognoso. Lui è il povero e il bisognoso della storia.

• Poi dirà anche a quelli che saranno alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Il motivo della condanna è lo stesso: Cristo non è stato soccorso, non si ha avuto pietà di lui.

• Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo servito?
Anche i reprobi chiedono spiegazione, vogliono sapere quando e perché non lo hanno soccorso.

• Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me.
La risposta è la stessa data ai giusti. Egli si è identificato con chi versa in stato di particolare bisogno. Egli è il bisognoso che segue i nostri passi, posto sulla nostra strada, che attende che noi lo vediamo e lo soccorriamo.

• E se ne andranno, questi al supplizio eterno, i giusti alla vita eterna”.
La separazione è eterna, per sempre, irreversibile. Non c’è palingenesi, non c’è inferno temporaneo. Cosa ci insegna questo racconto in particolare. Mentre il primo poneva l’accento sulla necessità di fare il bene ed il secondo sulla responsabilità in base ai doni ricevuti, il terzo ci dice che il bene si fa solo a Cristo e Cristo ce lo ricompensa. Ma Cristo non viene nella sua persona, non sta nelle Chiesa o nei luoghi di culto, non è neanche nel tabernacolo che vuole essere riconosciuto perché gli si faccia lì del bene. Cristo è nelle strade, per le piazze, per i vicoli; Cristo è nelle carceri, è senza tetto, senza acqua, senza pane. Ognuno che è in questa condizione è Cristo; l’occhio della fede ce lo fa riconoscere, la mano della carità ce lo fa soccorre, la larghezza del nostro cuore ci detterà la misura e la capacità del soccorso. Se saremo giudicati sull’opera buona, perché allora c’è bisogno di preghiera, di parola, di sacramenti e di altro? Perché la parola ci fa vedere il bisognoso, la preghiera predispone il cuore all’aiuto concreto, i sacramenti cambiano il cuore e lo rendono capace di amare. I mezzi sono necessari al fine. Qui Cristo pone l’accento sul fine, che è il soccorso e l’aiuto, la misericordia e la compassione; altrove pone l’accento sui mezzi, i quali sono necessari perché si raggiunga il fine. Tuttavia è assai evidente che c’è una salvezza legata all’opera buona e chiunque opera il bene, indistintamente, chiunque ha compassione del misero e del povero, troverà misericordia presso il Signore, il quale saprà trovare vie e forme per una salvezza anche esplicita in Cristo e nella confessione del suo Santo nome. Cornelio (Atti 10) è l’esempio di quanto il Signore opera verso coloro che temono Dio, lo servono con preghiere e con opere di misericordia. L’elemosina resta pertanto la via della salvezza eterna, ma essa non può essere fatta se non da un cuore di carne e questo cuore di carne è opera della grazia e dell’azione anche invisibile dello Spirito. Anche se poi si richiede, qualora venga conosciuto Cristo attraverso la predicazione del vangelo, che l’azione invisibile dello Spirito si faccia visibile attraverso la professione della fede e la rinascita da acqua e da Spirito Santo nel Battesimo e poi si rafforzi attraverso gli altri sacramenti della salvezza.

Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria (M. Costantino di Bruno)
La riduzione della molteplicità evangelica a singolarità monolitica è vera eresia ed è morte della vera fede. Il Vangelo secondo Matteo si compone di ben ventotto capitoli. Ridurlo a questo solo racconto del giudizio finale, escludendo tutto il resto, è un vero crimine contro la verità complessa che è fatta di circa duemila anni di rivelazione. Anche nello stesso capitolo venticinque vi sono tre diversi giudizi. Il primo giudizio è in ordine all'obbedienza alla fede. Ti è stata data la Parola, non l'hai trasformata in opera, in vita, in storia. Sei responsabile della mancata trasformazione per l'eternità. La tua lampada è priva di olio. Non puoi entrare nella sala delle nozze eterne.
Un altro potrebbe dire: “Io vivo la Parola, necessariamente mi salvo”. Anche questo è falso. Anche se vivi l'obbedienza alla Parola, ad essa devi aggiungere l'obbedienza alla grazia, al ministero, al carisma. La Parola va incarnata nel ministero, nel carisma, nella missione. L'Apostolo non è il Presbitero. Il Presbitero non è il diacono. Il Diacono non è il fedele laico. Lo sposato non è il singolo. Il Cresimato non è il battezzato. Il religioso non è il non religioso e il consacrato non è il non consacrato. Il Papa non è solo un Vescovo, anche se Vescovo di Roma. Lui è il fondamento visibile dell'unità di tutta la Chiesa. Lui mai potrà salvarsi se non obbedisce alla grazia che gli è stata donata.
Uno potrebbe dire: “Io non ho mai conosciuto la Parola. Mai ho saputo che si deve obbedire alla grazia”. Resta il terzo giudizio: quello sui beni di questo mondo. Hai diviso i tuoi beni con i poveri, sia beni spirituali che materiali? Entrerai nel regno dei cieli. Hai vissuto solo per te stesso, andrai nel luogo degli egoisti e di quanti hanno pensato solo a se stessi. Il Paradiso è il luogo della comunione eterna e non può essere contaminato da persone che pensano solo a se stesse, chiuse nel loro egoismo.
Pensare per un cristiano che se ne va in paradiso perché ha condiviso un pezzo di pane con i fratelli, senza condividere il Paradiso eterno, Cristo Gesù, il Padre Celeste, lo Spirito Santo, la Vergine Maria, la Chiesa, i Sacramenti, la grazia, la Parola, il Vangelo, è deleterio. È distruzione della sua verità. È morte della sua fede. È rinunzia alla sua missione. È vera apostasia del Vangelo. Dobbiamo essere fermi e chiari nell'annunzio del Vangelo. Il cristiano ogni bene lo deve fare per obbedienza alla Parola e alla grazia. A Lui questo è stato comandato e questa è la via della sua salvezza eterna. Mai lui dovrà ridurre la rivelazione alla sola opera di carità materiale.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la nostra verità cristiana.
Spunti di riflessione:

• Riesco a vedere nel re glorioso descritto nel brano del giudizio il re che giudica l’uomo perché ne condivide l’esperienza e la condizione: Gesù che si identifica con gli ultimi e che ha fatto dell’esperienza della croce il trono da cui ogni giudizio diventa credibile?
• Come interpretare il fatto che saremo giudicati secondo gesti concreti d’amore? Tutto questo ci mette a disagio o lo vediamo come una possibilità per vivere meglio oggi?
• Come vivo il mio presente? Lo sento come un tempo di grazia o come una realtà da fuggire e di cui avere paura?
• Da quanto viene descritto nel racconto del giudizio sembrerebbe molto facile fare il bene. Perché non lo è?
• Se negli ultimi riconoscessimo in maniera evidente il Signore, sarebbe più facile per noi scegliere il bene?
• Nella nostra società è facile o difficile riconoscere la presenza degli ultimi?
• Come comunità siamo chiamati ad andare incontro al Signore soccorrendo i poveri, i piccoli, gli ultimi: ti sembra che si stia facendo abbastanza?
• Fermati e pensa: se il Giudizio finale avvenisse oggi, tu staresti nel lato delle pecore o delle capre?