I DOMENICA DEL TEMPO AVVENTO (B)

I DOMENICA DEL TEMPO AVVENTO (B)
Is 63, 16b – 17.19b; 64, 2 - 7 ; Dal Salmo 79 (80) ; I Cor 1, 3 - 9
MC 13,33 – 37
TEMA: Vegliare

• In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “ Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
Ancora una volta, a causa della gravità e della tragicità degli avvenimenti, sia della caduta di Gerusalemme, sia della fine del mondo, Gesù vuole i suoi attenti, vigilanti, pronti per essere accolti con lui, per portarli con lui dinnanzi al Padre suo. Egli non li vuole distratti, perché altrimenti non può riversare su di loro tutto il suo amore e la sua gloria.
E’ questo il motivo del richiamo e dell’esortazione accorata a stare attenti, a vegliare. Dobbiamo essere con lui nell’eternità, per sempre, ma per questo occorre che anche su questa terra siamo sempre con il cuore con lui, con la mente in lui, con l’anima avvolta dalla sua grazia, la volontà fortificata dal suo Spirito, l’intelletto ripieno di santa saggezza e di conoscenza del Signore.

• E’ come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
Questa immagine vuole ancora una volta richiamare l’attenzione sulla non conoscenza del ritorno del Padrone. Il servo sa che il Padrone di certo tornerà, ma non sa di certo quando. Per questo deve stare sveglio, aspettando il suo ritorno. L’essere svegli è pertanto la consegna della vita.

• Vegliate dunque, voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Il Padrone di casa può venire in qualsiasi momento, ogni ora è buona per lui. Il custode deve metterci per questo tutta la sua buona volontà ed attenzione che il sonno non lo colpisca durante la notte.
Addormentarsi significa smarrire il cammino della vita, interromperlo, lasciandosi prendere dalle comodità delle cose di questo mondo. Nel sonno non si ha più coscienza e la nostra casa viene esposta ad saccheggio, ai furti, alle devastazioni, alla rovina. Va in malora quella casa nella quale il custode si lascia prendere dal sonno, è così è per la nostra casa spirituale. Trovandoci in rovina spirituale, non abbiamo più diritto di entrare con Cristo nella sua casa, per contemplare la sua gloria.

• Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.
Assolutamente Gesù non vuole che noi ci addormentiamo. Non lo vuole perché la nostra rovina sarà eterna. Oggi molti sono addormentati spiritualmente, ma la causa non è da ricercare solamente in loro, essa è da attribuire in gran parte a quei falsi cristi e a quei falsi profeti che hanno distrutto la verità cristiana, liberando l’uomo dal suo anelito verso il regno dei cieli, ma anche dal timore del Signore, giusto giudice, che ricompenserà ciascuno secondo le sue opere.
Questa falsa profezia ha generato nei cuori un duplice danno. Da una parte ha spento in loro la speranza del regno dei cieli e quindi ha mortificato in loro tutte quelle forze che spingevano i santi al combattimento, alla lotta, alla battaglia per il cielo. Dall’altra parte, togliendo nel cuore il timore di Dio, ha completamente abbandonato l’uomo a se stesso, perché lo ha messo nel potere delle tenebre, lo ha mollato alle seduzioni del male. E così ci troviamo dinnanzi ad un cristiano che è senza la speranza del cielo, ma anche senza il timore di Dio e del suo giusto giudizio.
Come si potrà risalire questa pericolosissima china i falsi profeti non lo dicono. Lo dicono solo i veri, lo dice solo Gesù, ma Gesù è poco creduto, per niente creduto. Lui sta per essere condannato come bestemmiatore, quindi come un falsario e traditore della verità, come uno che si è consegnato al male.
Fate attenzione, vegliate
Gesù ci invita a fare attenzione a vegliare. La vigilanza è duplice. La prima riguarda la nostra persona. Si vigila, si fa attenzione, rimanendo nella Legge di Cristo Gesù, crescendo in grazia e sapienza, in giustizia e verità. San Paolo dona ai Corinzi questa regola: “Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!” (2Cor 6,3-10). Chi non vive questa regola, di certo non fa attenzione né vigila. Si lascia trascinare dai suoi vizi e altro non fa' che camminare secondo la carne.
La seconda vigilanza e attenzione riguarda quelli che sono preposti alla cura del gregge del Signore. Papa, Vescovi, Presbiteri devono vigilare su tutto il gregge loro affidato. Ecco ancora un ammonimento di Paolo: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati” (At 20,28-32). Se il pastore cade dalla verità, tutto il gregge cadrà. Dalla verità e dalla carità del Pastore è la verità e la carità del gregge. Oggi il gregge del Signore è nella più grande confusione perché nessuno vigila su di esso. Ogni pecora si sente abbandonata a se stessa. Ogni cristiano si fa la sua verità e si stabilisce le sue regole spirituali, morali, di ogni altro genere.
San Pietro dona questa regola ai presbiteri, perché possano essere pastori veri del gregge loro affidato: “Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1-4). Mentre San Paolo insegna come Lui ha vigilato su se stesso: “Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io” (1Cor 9,19-23). Chi non vigila su se stesso, mai potrà vigilare sugli altri. Essendo obbligo vigilare sugli altri, è più che necessario vigilare su se stessi. Senza vigilanza non entriamo noi nel regno eterno di Dio, non aiutiamo gli altri perché vi entrino. Condanniamo i nostri fratelli alla perdizione eterna per omissione grave.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci essere vigilanti per noi, per esserlo per gli altri.

Spunti di riflessione:

- Che significato ha per te la veglia? Sei addormentato? In che cosa?
- Vivi sempre in attesa del Signore che viene? L’Avvento è una occasione per te, che ti ricordi l’elemento di attesa nella vita cristiana?
- Cosa è per me il vangelo? Un racconto, dramma, storia, una dottrina, un catechismo? E io, dinanzi ad esso cosa sono: coinvolto in quella storia o osservatore neutrale?
- Fai memoria dei momenti in cui la tua vita è stata un “disastro”. È stata per te una grande possibilità?
- Il mio vegliare, se veglio, assomiglia a un semplice guardare, a un sorvegliare o a un prendere coscienza che la realtà è diversa, è un’altra, non è come quella che tu vedevi?
- Il grande pericolo è dimenticare chi siamo. Immersi nella vita di tutti i giorni rischiamo di perderci. Tu sai chi sei?
- Dio viene, ma non è questo il punto. Il punto è: tu lo vedrai? Quanti avventi abbiamo già passato! E’ cambiato qualcosa?
- Sono in attesa e presto attenzione alla vita? Il mio animo è rivolto a qualcosa, a qualcun altro o non mi attendo più niente?
- Avvento è attendere la vita. Attendere, allora, equivale a vivere. Attendere è assomigliare a Dio, essere più simili a di quanto si pensava. Sto vivendo davvero?
- Attesa è trasparenza di speranza. Avere speranza vuol dire che nella notte della prova, nel momento della sconfitta o della malattia rivolgo ancora l'animo in avanti. Ho speranza o sono disperato?
- Avvento vuol dire: sono disponibile perché qualcosa da dentro di me esca fuori, nasca, venga alla luce. Dio vuole farsi spazio in me: lo ucciderò? Lo farò nascere? Farò finta di niente?