SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE (B)

SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE (B)
Gen 15, 1 – 6; 21, 1– 3; Salmo 104 (105) ; Eb 11, 8.11 – 12.17 – 19
LC 2, 22 – 40

TEMA: Attesa - Fede

• Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione, secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Maria e Giuseppe si rivelano fedeli osservanti della legge del Signore. E’ questo il loro stile di vita.
La prescrizione ricordava l’uscita degli Ebrei dall’Egitto ed il costo della loro liberazione. Il Signore aveva risparmiato i primogeniti degli Ebrei, in cambio essi appartenevano per sempre al Signore. Gli animali venivano, se puri, sacrificati, immolati, gli uomini erano invece riscattati. Ciò che merita attenzione in questo brano è la semplicità di cuore di Maria e Giuseppe, i quali, pur essendo avvolti da un mistero così immenso e divino, si sottopongono puramente e semplicemente alla legge.
Avere il senso della legge, osservarla nel suo spirito conformemente alla lettera che la determina, è l’urgenza dei nostri tempi. Essa infatti sovente viene dichiarata inutile, o facilmente sostituibile a proprio piacimento. Dinanzi ad una norma di legge occorre che si proceda sempre con coscienza retta: è questa la perfetta santità di Maria e di Giuseppe.

• Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo che era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
A Gerusalemme vive un uomo giusto, un timorato di Dio. Nel suo cuore egli attendeva il Messia. Lo attendeva non come tutti gli altri, come un evento che sarebbe dovuto accadere un giorno, anche se quel giorno sarebbe potuto essere assai vicino. Egli lo attendeva in un altro modo: questo evento si sarebbe compiuto nella sua vita. Questo gli aveva preannunziato lo Spirito Santo. E’ un dono ed un premio alla sua giustizia e al suo timore; è una grazia particolare di Dio che così aiuta nel cammino di fedeltà quanti si affidano alla sua luce e su si essa camminano i loro passi.

• Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
Egli tuttavia non sapeva né quando, né dove avrebbe visto il Messia. C’è uno stile dello Spirito che dice l’evento, ma non dice il quando se non quando è il momento preciso. Quanta differenza con tutti gli spacciatori di menzogna! Costoro dicono e dicono, ma dicono solo il falso. Lo Spirito invece lascia tutto nell’indeterminatezza storica. L’evento ci sarà, si compirà con certezza; lo saprai al momento e all’ora del suo compimento.
Lo Spirito muove Simeone perché si rechi al tempio quella mattina; lo muove perché riconosca in quel bambino il Messia atteso; lo muove perché lo prenda in braccio; lo muove nelle parole che dirà sul bambino ed anche su Maria. Lo muove in quell’istante. L’attimo è dello Spirito. L’uomo obbedisce allo Spirito, agisce per mozione; egli non sa cosa fare finché lo Spirito non glielo abbia suggerito, o ispirato.

• «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;
Simeone può morire, può andarsene in pace. La visione del Messia ha colmato il suo cuore. Non deve attendere più nulla in questa terra. Quanto la terra avrebbe potuto dare, glielo ha dato per grazia dello Spirito e per misericordia del cielo. Quando il cuore raggiunge la pace, esso abita già nel cielo; partire o restare ha poca importanza. Ma per Simeone c’è una parola dello Spirito che si deve compiere. Egli chiede al Signore che la compia. Posso andarmene, Signore, la tua parola si è compiuta. Simeone attesta con questa preghiera la veridicità dello Spirito. Gli rende gloria e testimonianza.

• perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli,
Ma chi è quel bambino che egli tiene tra le braccia? E’ la salvezza di Dio. C’è nelle parole di Simeone l’universalità delle origini, del tempo di Abramo. Nel Messia dovranno essere benedette tutte le nazioni, tutti i popoli saranno da lui salvati. Chi è nello Spirito vede sempre secondo verità le cose di Dio. Quando invece non si è nello Spirito le cose di Dio non si comprendono, si travisano, si trasformano, si ridimensionano, vengono comprese per quel che ci riguarda egoisticamente.

• luce per rilevarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele».
Quel bambino è la luce di Dio che dovrà illuminare ogni uomo. Ma questa luce è gloria di Israele, perché nasce dalla stirpe di Abramo, dal casato di Giuda. Israele merita per questo la nostra riconoscenza, la nostra preghiera, il nostro ringraziamento. Il Messia è la loro gloria; ora è anche la nostra.

• Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse:
Il mistero di Gesù a poco a poco prende corpo, viene svelato in ogni suo aspetto. Maria e Giuseppe ascoltano, si stupiscono, dinanzi ai loro occhi c’è un qualcosa di divinamente grande. In più Simeone compie la prima parola del Magnificat di Maria: tutte le generazioni mi chiameranno beata. La benedizione di Simeone manifesta ed attesta la beatitudine di Maria. Maria è beata perché ha creduto; è benedetta perché la serva obbediente del Signore.

• « Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori.
Simeone con gli occhi dello spirito e dell’anima vede la vita di Gesù, vede il suo ministero pubblico, la sua parola annunziata, ma anche la sua vita donata. Vede la fede degli uni e l’accanimento degli altri, l’accoglienza ed il rifiuto, l’amore e l’odio, la benevolenza e l’invidia, che sarebbero sorti nel cuore degli uomini a causa di Gesù. Dinanzi a Gesù non si può restare nascosti, indifferenti, neutrali; dinanzi a Lui bisogna prendere posizione, urge una scelta. La sua persona svela il vero rapporto dell’uomo con Dio: se esso è fondato sull’obbedienza e la fedeltà, oppure sull’ipocrisia, sull’inganno, sulla falsità, sul peccato.
La fede in Dio di ognuno ormai si misura su Cristo Gesù. Perché è Lui il Dio incarnato; chi lo accoglie, accoglie Dio; chi lo rifiuta, rifiuta Dio, quello vero, essendo Gesù vero Dio e la sua parola autentica parola di Dio proferita da voce umana. La fede e la non fede ormai sono autenticate nella loro essenza di verità o di falsità in Cristo. Chi lo accoglie riceve la risurrezione e la vita; chi non lo accoglie, lo rifiuta, si incammina per una strada di rovina, perché Dio è tutto in Cristo Gesù e fuori di Lui non c’è vero Dio, vera Parola, vera Vita, vero sentiero di salvezza. È Cristo la salvezza di Dio per l’uomo.
Maria, la Madre di Gesù sarà interamente coinvolta nel mistero di sofferenza del Figlio; anche Ella riceverà in sorte il Martirio che si sarebbe abbattuto sul Figlio di Dio. Ma il suo è un martirio particolare; quello di Gesù è anche nel corpo, attraverso l’innalzamento in croce; quello di Maria è invece nascosto, invisibile, dell’anima; la spada, non i chiodi, avrebbero trapassato la sua anima su una croce tutta spirituale, ma non meno reale e dolorosa di quella del Figlio.
Maria e Gesù un unico mistero di amore, di obbedienza, di offerta, di dono, di sofferenza. Simeone lo vede e lo annunzia. Ora Maria sa chi è questo Bambino, sa anche quale sarà il costo della sua partecipazione al mistero della Redenzione.

• C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Anna, la profetessa, è testimone della fedeltà a Dio degli umili e dei semplici, di quanti amano il Signore. Essa ci dice che c’è un mondo ufficiale, fatto di pubblico culto, di tradizioni, di ministri e di ministeri; c’è insomma un mondo dove la religione diviene professione e non sempre questo mondo manifesta Dio. Questo mondo manifesta molte volte se stesso, la sua arroganza, quella superbia che fa ritenere che Dio può essere manipolato a proprio gusto, secondo i desideri del cuore. Questo mondo di professione e di professionisti del sacro spesso nasconde Dio e confonde i cuori.
Ma c’è un altro mondo, quello delle anime semplici, di un rapporto filiale con il Signore, dove non è la parola o la professione che parla di Dio, ma la vita, fatta di servizio umile, di offerta generosa e piena di un dolce sentimento di affetto per il Signore, dove la rinunzia e la ricerca di una elevazione più forte spingono l’anima al distacco dalle cose del mondo ed anche al governo e al dominio del proprio corpo, sottoposto all’obbedienza all’anima, attraverso l’imposizione della virtù della temperanza e della sobrietà; ma anche elevato a Dio attraverso la continua orazione.
Questo mondo in cui la fede si trasforma in vita, in una vita semplice ed umile, santa e tendente all’ascesi sempre più grande, questo mondo esiste ed è per mezzo di esso che la grazia di Dio discende sulla terra e perennemente la inonda di benedizione e di salvezza. Sono queste anime il sole di verità e di grazia che riscaldano questa nostra terra, dove non sempre l’ufficialità e la professionalità nella fede riescono ad incidere più di tanto.

• Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Anche questa donna, al pari di Simeone, oltre che benedire e lodare il Signore, parla del Bambino come se lo conoscesse da sempre. Grande è l’opera dello Spirito nelle anime dei semplici e dei puri di cuori, di quelli che amano Dio con animo indiviso e con rettitudine di coscienza. La sua luce divina, che è luce di profezia e di conoscenza immediata, irrompe nel loro spirito ed esse diventano maestri, sapienti, saggi, intelligenti per le cose che riguardano la salvezza.
Questa donna sa chi è Gesù secondo verità, lo sa con completezza di conoscenza; ne parla agli altri con disinvoltura, senza reticenze, con amore. Questa dovrebbe essere per tutti la via per l’annunzio. Una conoscenza spirituale di Cristo perfetta, santa, senza lacune o alterazioni, ma anche una lingua sciolta che proclama quanto Dio ha fatto e fa in Cristo per la nostra salvezza.

• Quando ebbero tutto adempiuto ogni cosa secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Precisazione assai importante: Maria e Giuseppe compiono tutto quanto e secondo le modalità prescritte dalla legge del Signore. È ricca di insegnamento questa osservazione. Non è sufficiente compiere le prescrizioni del Signore, bisogna compierle secondo la ricchezza di verità, di sapienza e di santità contenuta in esse. L’obbedienza alla Parola è anche nell’osservanza delle modalità prescritte e non semplicemente in ciò che è l’oggetto della prescrizione. Alla rettitudine di coscienza anche circa le modalità bisogna che ogni giorno ci formiamo e cresciamo.
Si può ritornare a Nazaret. Tempi e luoghi sono anch’essi da leggere sempre nel mistero di Dio. Per ognuno ci sono tempi e luoghi, momenti e situazioni da rispettare. La santità è anche in questa osservanza. C’è una volontà di Dio su di noi che regola e governa ogni attimo, ogni istante della nostra vita e per il Signore nulla è indifferente, non sono indifferenti i momenti da trascorrere in un luogo e non sono indifferenti i luoghi dove dobbiamo noi trascorrere i momenti segnati da Dio alla nostra vita. Anche in questo dovremmo cercare di acquisire una coscienza formata nel rispetto dell’attimo. Invece sovente si perdono giorni, mesi, anni, una intera vita a causa dell’arbitrarietà delle nostre scelte.

• Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
C’è una armonia nella crescita di Gesù. Il segreto è quella nube di grazia che perennemente si posa sopra di lui. Gesù è illuminato, sostenuto dalla presenza di Dio, che con la sua grazia, lo aiuta a sviluppare in lui la forza delle virtù. La sapienza indica la completezza delle virtù cardinali, che sono prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Queste virtù sono la forma concreta, storica, attraverso la quale si esprime e si concretizza il rapporto con il Signore e con i fratelli, stabilito dalle altre virtù, quelle teologali, che sono fede, speranza e carità. Gesù è pieno di sapienza; c’è in lui la perfezione del suo agire umano. Anche da Bambino, Gesù, umanamente, agisce nella perfezione della santità, poiché la grazia di Dio in lui è operante e ricca di frutti.
Una precisazione si impone. Non è l’educazione che forma l’anima; l’anima è formata dalla grazia. Quando la grazia aleggia sopra il bambino, come la colonna di fuoco o la nube aleggiava sul popolo di Dio nel deserto, allora il bambino può attingere tutte le forze necessarie in essa e compiere il cammino del suo perfezionamento umano, secondo la legge della sapienza.
Quando invece il bambino manca della grazia, egli è impossibilitato a sviluppare in lui le virtù; il vizio prende possesso del suo cuore e della sua mente e lo conduce su una via di insipienza e di stoltezza, fatta di capricci, di ostinazione nel male, di carenza di volontà, di abbandono al suo corpo e alla sua carne. La grazia è la forza anche del bambino.
Portarono il bambino a Gerusalemme
Una famiglia è tale se nasce dalla fede e nella fede consuma tutti i suoi giorni. Mai un giorno senza adeguare se stessa alla legge della fede. Un giorno senza fede nella famiglia ed è un triste giorno, perché è un giorno di morte spirituale.
La famiglia oggi è in forte crisi. Non solo vive i suoi giorni in assenza di fede, la si vuole costituire addirittura prescindendo dalla sua stessa verità naturale. Si pretende che sia famiglia l'unione di un uomo con un altro uomo, di una donna con un'altra donna. Un uomo non può generare con un altro uomo. Non vi è amore. Neanche una donna può generare con un'altra donna. Non vi è amore. La famiglia è la più alta espressione dell'amore nella creazione di Dio. Quando essa non può fondarsi sull'amore, mai potrà dirsi famiglia. Manca la sostanza, la verità, l'essenza di essa.
Modello di ogni famiglia vera è quella di Maria, Gesù e Giuseppe. Questa famiglia nasce non dalla fede semplicemente, ma da una particolare volontà di Dio manifestata sia a Maria che a Giuseppe. Il loro amore puro, casto, santo, verginale dovrà essere interamente rivolto verso Gesù. Essi lo dovranno nutrire di purissimo amore. Maria lo dovrà anche concepire con il suo amore verginale, per opera dello Spirito Santo.
La famiglia di Nazaret nasce dalla Parola attuale di Dio che la chiama all'esistenza, vive secondo la Parola di Dio, contenuta nella Legge, nei Profeti, nei Salmi. Ogni prescrizione del Signore è da essi puntualmente osservata, messa in pratica. Nulla viene tralasciato della Legge da osservare, neanche uno iota o un apice di essa. In questa famiglia la Parola del Signore regna sovrana. Nulla è fatto senza la Parola, nulla contro la Parola, tutto invece nella piena osservanza di essa.
È sempre nell'ambito dell'osservanza della Legge, in un ambiente di vera fede che il Signore si manifesta, si rivela, svela il suo disegno di salvezza. Oggi nel tempio di Gerusalemme avvengono cose prodigiose. Ma esse hanno il loro principio nella purezza di fede di Maria e di Giuseppe. Essi oggi si trovano nel tempio, non perché abbiano fatto un voto oppure si siano recati in pellegrinaggio. Sono lì per obbedienza ad una Parola proferita da Dio che essi vivono in pienezza di fede e di amore, di verità e di giustizia, di ascolto e di consacrazione devota alla Legge del loro Signore. Quando una famiglia nasce dalla fede e vive di vera fede, essa è ricchezza per l'umanità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dalla fede per la fede.

Spunti di riflessione:
- Come Simeone sono capace di saper attendere con pazienza ed accogliere con gioia la novità cristiana?
- Sull'esempio di Simeone ed Anna, come rileggo l'esperienza del mio cammino di fede?
- Perché mai Gesù, figlio dell’Altissimo, e sua madre Maria, concepita senza peccato, devono sottomettersi alla prescrizione di Mosè? Forse perché Maria non aveva ancora coscienza della sua innocenza e santità?
- Oltre alle parole di Simeone, in tutto il suo atteggiamento, come anche in quello della profetessa Anna, c’è un significato speciale? Il loro agire e la loro gioia non richiamano forse lo stile degli antichi profeti?
- Può significare qualche cosa questa scena per i genitori di oggi: per la formazione religiosa dei loro figli; per il progetto che Dio ha su ciascuno dei loro figli, per le paure e le angosce che i genitori si portano nel cuore pensando a quando i figli saranno grandi?
- I genitori di Gesù sono presentati come poveri e obbedienti. L’obbedienza a Dio è la loro vera ricchezza. Cerco di accogliere ogni giorno la volontà di Dio, ponendomi con umiltà e fiducia in ascolto della sua Parola?
- So vivere l’attesa piena di speranza di chi è sempre proteso verso Cristo? Cerco di portare Cristo agli altri? La mia preghiera è il punto di partenza di un autentico annuncio missionario?