III DOMENICA TEMPO ORDINARIO (B)

III DOMENICA TEMPO ORDINARIO (B)
Gn 3,1 – 5.10; Dal Salmo 24 (25); 1 Cor 7, 29 – 31;
MC 1, 14 – 20
TEMA: Chiamata – Affidamento

• Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio,
Giovanni improvvisamente viene e va; la sua durata è assai breve, il tempo della sola presentazione di colui che doveva venire. La missione di Gesù comincia in Galilea. Egli predica il vangelo di Dio. Precisazione per noi forse inutile, ma non per Marco. Egli sa che tutto da Dio Padre ha inizio e tutto a Lui deve ritornare. Chiunque svolge una missione sulla terra, deve manifestare e rivelare solo la sua volontà. In quanto inviato dal Padre, suo Messia, Gesù non ha una parola autonoma, la Parola di Cristo è quella del Padre. C’è pertanto una continuità tra Antico e Nuovo Testamento. Essa è data dall’unica Parola di Dio, che via via prende forma, consistenza, stabilità, completezza, definitività. Ma è un’unica Parola, la sola.

• e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Tra la predicazione di Giovanni e quella di Gesù c’è il nuovo salvifico, che diviene il termine di confronto, di paragone, ma anche di separazione e di identificazione. Prima di tutto è annunziata una verità di portata storica: il tempo è compiuto. Quale tempo? Quello della liberazione e della salvezza. Il regno di Dio sta per compiersi tra gli uomini; esso è ormai vicino: è nella persona di Gesù, il quale lo porterà a realizzazione nella sua morte e nella sua risurrezione; ma già ne anticipa i contenuti con il dono della Parola. La conversione non è un moto che va dal cuore dell’uomo alla purificazione dei suoi peccati, quasi fosse una realtà immanente e ferma in se stessa. La conversione è legata alla fede al Vangelo. Convertirsi è invito a credere nel Vangelo. Ormai ci si converte credendo alla Parola Nuova, a quel vangelo di Dio che egli è venuto a portare sulla terra. Non è più sufficiente la legge antica per avere la conversione, per compiere un vero e fruttuoso atto di penitenza. La penitenza autentica si compie portando il cuore nel vangelo, dopo averlo liberato dai retaggi del passato.

• Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
La grazia è un dono che discende da Dio, sempre. La vocazione è grazia particolare del Signore. E’ lui che vede, che conosce, che sa quali sono le necessità del regno e quindi chiama coloro che dovranno un giorno costruirlo tra gli uomini.

• Gesù disse loro: “Venite dietro di me, vi farò diventare pescatori di uomini”.
Gesù non cambia il “mestiere”, gli dona un significato nuovo, arricchente. Egli non viene mai per togliere, ma per dare in abbondanza. E’ in questo ricco dono di grazia che l’uomo si compie come persona e si realizza dinnanzi a Dio.

• E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Il subito indica abbandono, disponibilità, sequela autentica. Non c’è sequela senza l’abbandono di ciò che è vecchio, di ciò che era e fu la nostra vita. La vocazione è una cesura, un taglio netto. Essa divide la nostra storia in due: il prima che appartiene all’uomo, il dopo che è di Dio e al quale bisogna darglielo interamente. Molti purtroppo confondono il prima ed il dopo e vivono il dopo come il prima, o lo intendono una continuazione del prima. Altri invece tergiversano, dubitano, pensano, cavillano nei ragionamenti fino a confondere chiamata dall’Alto e sentimenti del cuore. La vocazione non è un sentimento; essa è sempre una risposta; un atto di affidamento e di consegna a Colui che ci ha giudicati degni di fiducia consegnando nelle nostre mani un ministero così alto e celeste.

• Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti.
Ancora una volta è sempre Gesù che vede. Il suo vedere, anche se non è storico, è certamente teologico. Ciò significa che storicamente la vocazione può avvenire anche attraverso un incontro umano, ma essa è suscitata dall’Alto, dal cielo, che predispone fatti ed eventi che possano generare nel cuore la chiamata.

• E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Anche la risposta di Giacomo e Giovanni è pronta, immediata con l’abbandono del prima e di tutta la sua storia intessuta da molteplici relazioni. La vocazione di Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni è la prima opera di Cristo. Deve essere la prima opera di chi deve costruire il Regno, sapendo che senza costruttori umani il Regno non si edifica. Ogni sacerdote, ogni comunità ha come primo obbligo quello di creare la possibilità storica per la continuazione dell’edificazione del Regno, che è destinato a perire senza la persona che in nome di Cristo e con la sua autorità lo impianti tra gli uomini. Prendere coscienza di questa verità è l’inizio della formazione della comunità. Finché questo non si verifica, la comunità vive di una fede morta, atrofizzata; è una fede infatti che si esaurisce nella persona che la porta.
Convertitevi e credete nel Vangelo (M. Costantino di Bruno)
Le prime parole della predicazione di Gesù valgono tutta la nostra attenzione: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Con queste parole di Gesù è dichiarata finita la vecchia economia della salvezza. Ora avanza nella storia il suo regno. Vale per tutti la parola rivolta al suo popolo da Isaia.
Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi (Is 43,16-21).
Tra la profezia e la sua realizzazione vi è sempre un tempo di attesa. Questo tempo ora è compiuto. Il regno di Dio sta per venire in mezzo a noi. Per essere di Dio si deve entrare in esso. Non si può rimanere nel vecchio regno. Quello ormai non esiste più. È dichiarato finito, vano quanto a salvezza, inutile quanto a redenzione.
Ma come si entra in questo regno di Dio che avanza? Quali sono le regole di ingaggio? Cosa si deve fare? Accoglierlo. Abbandonare il vecchio regno. Uscire fuori di esso. Non si può vivere contemporaneamente in due regni. Anche perché il vecchio non è più regno di Dio. Se Dio lo ha abbandonato, dichiarato vecchio, inutile, vano, chi è l'uomo perché lo possa proclamare ancora valido? Se Dio è uscito da esso anche i suoi abitanti devono venire fuori. È questa la conversione. Uscire dal vecchio, entrare nel nuovo. Abbandonare ciò che è stato. Accogliere ciò che sarà.
Non si tratta di una conversione morale, passare cioè da un modo di vivere la Legge ad un'altra modalità, anche se più intensa e capillare. Si tratta invece di cambiare regno. Il nuovo regno non è un restyling o un maquillage del vecchio. È una novità assoluta, neanche immaginata, pensata, fantasticata da mente umana. Quale mente umana avrebbe mai potuto pensare ad un Dio Uno e Trino e ad una sua reale incarnazione? All'Incarnazione ci si deve convertire. Alla trinità ci si deve convertire. Esse vanno accolte. Questa è la vera conversione ed essa è teologica.
Il nuovo regno di Dio è tutto descritto, realizzato, compiuto da Cristo Gesù. È Lui il Vangelo di Dio. È a Lui che si deve credere ed è in Lui che dobbiamo edificare la nostra fede. Il nuovo regno non è lasciato alla nostra libera immaginazione, fantasia, desiderio, supposizione. Esso è dato per intero da Cristo ed è in Cristo che lo si attinge. È divenendo una cosa sola con Lui che si diviene nuovo regno di Dio. Oggi sono molti coloro che vorrebbero un regno di Dio disegnato da loro stessi su misura. Questa via non è percorribile. Uno solo è il Disegnatore del nuovo regno: il Padre dei Cieli. Uno solo è il suo Realizzatore: Cristo Gesù. Uno solo è il suo Interprete e Illuminatore: lo Spirito Santo. L'uomo al nuovo regno si deve solo convertire, accordando tutta la sua fede a Cristo Gesù, il Realizzatore, il Modello, il Disegno e la Realtà, il Presente e il Futuro di esso. Fuori di Cristo Gesù si è fuori del nuovo regno e fuori della fede in Lui mai si potrà appartenere alla novità che Dio è venuto a creare.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero nuovo regno di Dio.

Spunti di riflessione:
- Un fatto politico, la prigione di Giovanni, portò Gesù ad iniziare l’annuncio della Buona Novella di Dio. Oggi, i fatti della politica e della polizia influiscono sull’annuncio che facciamo della Buona Novella alla gente?
- “Convertitevi! Credete alla Buona Novella!” Come sta avvenendo questo nella mia vita?
- Dopo la lectio di questo brano, cosa ho nel cuore, cosa sento e desidero chiedere nella preghiera? - - Un po’ alla volta devo imparare a chiedere quello che vuole donarmi: chiedo al Signore di non essere sordo alle sue parole e alla sua chiamata ?
- Identificandomi con Pietro e compagni, chiedo di rispondere come loro?
- Mi rendo disponibile ad entrare in questo Regno e prego che venga sempre di più come nel Padre nostro?