V DOMENICA TEMPO ORDINARIO (B)
Gb 7,1 – 4.6 – 7 ; Dal Salmo 146 (147); 1 Cor 9, 16 – 19.22 – 23 ;
MC 1, 29 – 39
TEMA: Preghiera – Missione
• In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
Gesù non perde mai tempo. Finita un’azione di salvezza Egli è pronto per compierne un’altra. Il subito sta a significare il santo e retto uso del tempo, contro ogni sciupio, spreco, sperpero, vanificazione, banalizzazione. Il tempo dell’inviato del Signore è tutto prezioso. Esso va speso con cura, saggezza, fortezza e prudenza.
• La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
La suocera di Simone è ammalata. Per prima cosa manifestano al Signore questa situazione di disagio. Anche in questo versetto un altro alto insegnamento per noi. Ogni cosa bisogna che venga fatta con ordine e tempestività. A volte noi usiamo il disordine e ci attardiamo nel sano discernimento. L’essenziale lo facciamo diventare secondario, il secondario essenziale, ciò che dovrebbe essere fatto subito lo rimandiamo e ciò che potrebbe essere rinviato, noi lo rivestiamo di somma urgenza. C’è un ordine che è segno di santità. A quest’ordine bisogna senz’altro rifarsi, se si vuole agire con giustizia e verità.
• Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Il miracolo è il frutto dell’interessamento dei presenti e della compassione di Cristo Gesù. Nulla è detto sulle disposizioni dell’ammalata. Gesù a volte compie il miracolo con la parola; questa volta con il semplice gesto di prenderla con la mano e di sollevarla.
• Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
La voce si diffonde e tutti accorrono per essere risollevati dai loro mali, nel corpo e nello spirito. Se non sono gli stessi ammalati, c’è chi si prende cura di loro.
• Tutta la città era riunita davanti alla porta.
E’ una moltitudine quella che va incontro a Gesù. Tanto può il desiderio dell’uomo di essere in qualche modo risollevato. Una breve annotazione s’impone: la solitudine e lo stato di abbandono del missionario è il segno più autentico della sua solitudine da Dio e del suo abbandono del Signore.
• Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano.
Gesù è misericordioso, compassionevole. Di tutti si prende cura; a tutti concede il suo aiuto taumaturgico. Impone però il silenzio ai demoni. La ragione è per non compromettere agli inizi la sua missione.
• Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
C’è il tempo in cui bisogna stare con gli uomini; ma c’è anche il momento in cui si deve vivere di intimo contatto con il Padre dei cieli. Il contatto con l’uomo esaurisce la nostra energia spirituale. L’intima unione con Dio nella preghiera dona luce allo spirito, forza alla volontà, calore al cuore, limpidezza ai sentimenti, verità alla compassione, giustizia all’azione.
• Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: “Tutti ti cercano!”.
L’uomo vorrebbe condurre a sé l’inviato del Signore, obbligarlo ai suoi schemi e alle sue necessità. E’ questa una mentalità corrente, usuale; è la forma umana della relazione. Non si va dall’altro per ricevere ciò che l’altro deve darci; si va da lui per chiedere quello che noi vogliamo che ci faccia, spesso contro la sua volontà e contro la sua stessa missione o ministero. L’altro può chiedere ciò che vuole; è un suo diritto. E’ invece nostro dovere dare solo ciò per cui noi siamo stati inviati, o abilitati a dare. Il resto non ci appartiene, è degli altri, agli altri dobbiamo lasciarlo.
• Egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”.
Gesù ribadisce la volontà di Dio sulla sua vita. Egli non è venuto solo per guarire. Egli è stato inviato per predicare il Vangelo di Dio. Lo deve fare in forma itinerante, andando per i villaggi. Egli manifesta ai suoi primi discepoli la volontà di Dio e la compie con fermezza e determinazione.
• E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.
Gesù annunzia il regno e lo compie, liberando gli uomini dalle conseguenze del peccato, che è la porta d’ingresso per il regno delle tenebre. Non basta solo predicare la Parola, bisogna realmente e fattivamente costruire il regno di Dio in pensieri, parole ed opere. La sola parola resta parola sola. Non attira quella parola che non costruisce il regno di Dio tra gli uomini, quella parola che non libera l’uomo dalle conseguenze del peccato nei pensieri, nella volontà, nell’anima, nello spirito e nel corpo.
Si ritirò in un luogo deserto, e la pregava (M. Costantino di Bruno)
Il bene come il male che una persona compie, visti, si imprimono nella mente e vi rimangono per sempre. Pietro va in cerca di Gesù. Lo trova in un luogo solitario, deserto. Vi si era recato per pregare. Questa modalità di essere di Gesù si incide nella mente di Pietro, diviene anche per lui modalità del suo essere.
Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone, detto Pietro. Egli è ospite presso un tale Simone, conciatore di pelli, che abita vicino al mare». Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un soldato, uomo religioso, che era ai suoi ordini; spiegò loro ogni cosa e li mandò a Giaffa.
Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato nel cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso, tra sé e sé, che cosa significasse ciò che aveva visto, ecco gli uomini inviati da Cornelio: dopo aver domandato della casa di Simone, si presentarono all'ingresso, chiamarono e chiesero se Simone, detto Pietro, fosse ospite lì. Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; àlzati, scendi e va' con loro senza esitare, perché sono io che li ho mandati». Pietro scese incontro a quegli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutta la nazione dei Giudei, ha ricevuto da un angelo santo l'ordine di farti venire in casa sua per ascoltare ciò che hai da dirgli». Pietro allora li fece entrare e li ospitò (At 10,1-23).
Gesù nella preghiera, in luogo deserto, entra in comunione con la volontà del Padre. Questi gli rivela cosa deve fare. Gli comunica che deve recarsi altrove. Deve raggiungere i villaggi vicini, perché anche là lui predichi. Pietro trova in casa un luogo deserto, solitario, la terrazza, si mette in comunione con il Padre. Questi gli rivela che è giunto il momento di dichiarare puri tutti gli animali finora pensati e ritenuti impuri. Dio non comunica con l'uomo se non nella preghiera, fatta però non nel chiasso e nel frastuono di certe liturgie non sopportate neanche dai dannati dell'inferno, ma nel silenzio, nel ritiro, nella solitudine, nel segreto, quando nessuno vede e nessuno ascolta. Il Padre non vuole frastuono, chiasso, interferenze di altre voci. Lui e l'anima, Lui e il cuore, Lui e la mente, da soli, nel silenzio.
Urge non insegnare a pregare, ma dare esempi di vera preghiera. Gesù è Maestro con l'esempio prima e poi con la parola. Pietro vede, apprende, si ricorda, vive.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci a pregare bene
Spunti di riflessione:
- Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire. La suocera di Pietro comincia a servire. Ed io, faccio in modo che la mia vita sia un servizio a Dio ed ai miei fratelli ed alle mie sorelle?
- Gesù ha coscienza della sua missione mediante la preghiera. E la mia preghiera?
- Lascio a Gesù la possibilità di percorrere il cammino fino in fondo al cuore? Fino a dove lasciamo a Gesù di entrare nella nostra vita?
- Osservo prendo nota dei gesti di Gesù nei confronti della donna: sono gesti che Gesù fa anche a me. Ripenso alla mia risurrezione battesimale, alle tante risurrezioni nel corso della vita, alla risurrezione finale?
- L’insistenza sull’oscurità. Quali sono le mie oscurità, zone d’ombra che rifiuto di illuminare con la luce della Parola di Dio?
- Mi interrogo sulla fedeltà nella preghiera, sulla fede nella preghiera e nell’amore di Dio?
- Quanto desideriamo seguire le tracce di Gesù? La nostra preghiera ci apre al cuore al mondo intero?