V DOMENICA DI PASQUA (B)

V DOMENICA DI PASQUA (B)
At 9,26 – 31 ; Dal Salmo 21 (22); 1 Gv 3,18 – 24 ;
GV 15, 1 – 8;

TEMA: Appartenenza – Rigenerazione

• In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « lo sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore.
Gesù si presenta e si dichiara essere la vera vite, rivela altresì che il Padre suo è il vignaiolo, colui che ha cura e coltiva la vite, perché produca frutto abbondante. La Scrittura, specie con il profeta Isaia, aveva visto Israele come una vigna piantata dal Signore. Gesù ora afferma che la vera vite piantata e coltivata dal Padre suo è lui stesso. Questo cambiamento di vigna con la vera vite e di Israele con Gesù deve voler significare che inizia una nuova era nei rapporti dell’uomo con il suo Dio e questa nuova era inizia e si compie in Gesù. Gesù è la vera vite; il Padre suo non considera nessuna altra vite come appartenente a lui; ogni altra vite è dichiarata non vera, poiché la vera è Gesù e solo lui.

• Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Di questa vera vite ognuno è chiamato ad essere un tralcio. La prima verità è l’unità che deve regnare tra Gesù e i tralci se vogliono produrre frutti. Ogni tralcio che non è in Cristo, non è vite vera, non è tralcio vero, non può produrre frutti veri. Ma c’è il vignaiolo, il Padre celeste, che vigila e cura la vigna. Egli osserva tralcio per tralcio, vede se fruttifica, quanto fruttifica, come fruttifica. Se il tralcio non porta frutto, il Padre lo toglie; se invece il tralcio porta frutto, il Padre lo pota perché porti più frutto. C’è un’azione misteriosa di Dio Padre che dall’alto dei cieli osserva la vera vite e opera in modo che essa possa sempre produrre dei buoni frutti. Per questo occorre che lui la liberi da ogni tralcio che non vuole produrre, ma anche purifichi ogni tralcio che produce, perché produca e porti più frutto. La vera vite espande i suoi tralci nella storia per quest’opera mirata del Padre; è lui che da sempre fa in modo che essa gli porti quei frutti di giustizia e di santità che egli si attende. Per questo la vera vite riesce a superare ogni intemperie, ogni difficoltà, ogni ostacolo che l’uomo pone sulla sua via; per questo la vera vite è sempre nuova e sempre viva. Se non ci fosse l’azione misteriosa del Padre, a quest’ora la vera vite sarebbe sicuramente senza tralci, sarebbe sola; invece no. C’è la saggezza e la sapienza del Padre che la cura ed essa mai smette di stupire le genti per la sua interiore e soprannaturale vitalità.

• Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunziato.
Gli apostoli che sono con Gesù, sono già stati potati dal Padre, sono stati resi mondi, e questa operazione è avvenuta attraverso l’annunzio della Parola e l’ascolto di essa. Gli apostoli attraverso la parola sono stati potati da tutto ciò che appartiene al pensiero del mondo e sono entrati nella dimensione del pensiero di Cristo e quindi di Dio. Chi possiede il pensiero di Cristo e di Dio è mondo, poiché in lui non vi è né falsità, né menzogna, né errore. Da notare la grande forza di purificazione che possiede in sé la parola di Gesù. Se qualcuno vuole purificare la Chiesa, altro non deve fare che far risuonare in essa la Parola di Gesù. Sarà questa la sola capace a dare un volto nuovo alla Chiesa di Dio, come la potatura dona un volto nuovo ad ogni vite di cui si prende cura il vignaiolo. Perché la Parola di Gesù renda monda la Chiesa è necessario che essa venga fatta risuonare nella sua interezza, nella pienezza della sua verità, nella completezza della sua unità. Quando la vite non produce, o produce male, la causa è sempre da ritrovare nell’allontanamento dei tralci dalla parola di Gesù. Così anche ogni vera e abbondante fruttificazione è sempre da ricondurre all’annunzio vero della Parola.

• Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite così neanche voi se non rimanete in me.
Può tuttavia accadere che un tralcio inizi con Cristo e poi finisca senza di lui. Da qui l’invito di Gesù a rimanere in Lui; se noi rimaniamo in Lui, Lui rimane in noi. Si rimane in Lui, se la sua parola rimane in noi, se la sua parola rimane in noi, anche Lui rimane in noi e noi possiamo produrre molto frutto. Ancora una volta la via o il punto di incontro tra noi e Gesù e tra Gesù e noi è la sua Parola. Non c’è Cristo senza Parola, non c’è Parola senza Cristo. Un cristiano senza parola è senza Cristo, ma anche un cristiano che voglia avere Cristo dentro di sé, deve portarlo portando la sua parola. Se c’è questa permanenza del cristiano in Gesù e di Gesù nel cristiano, cosa che avviene solo attraverso la Parola, non per altre vie, il cristiano produce frutti, altrimenti il suo tralcio è sterile; anzi ogni tralcio che non rimane attaccato alla vite, è un tralcio secco e a nulla serve, neanche per essere gettato nel fuoco.

• lo sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Gesù si dichiara essere la vite, i discepoli invece sono i tralci. Fa molto frutto solo chi rimane in lui e viceversa. Questa è la verità delle verità in ordine alla fruttificazione del cristiano. Se si rimane in lui rimanendo nella parola, la parola accogliendo e nella parola vivendo, si comprende bene come senza la parola ogni azione, ogni pensiero, ogni proposito divenga vano; è un proposito di un tralcio secco, che è già staccato dalla vite e quindi è avvolto dalla morte. Gesù è chiaro. Chi non rimane in Lui, chi rimane senza di Lui, chi si pone fuori di Lui, non può fare nulla nell’ordine soprannaturale delle cose; può fare ma solo naturalmente, ma naturalmente non è il frutto che piace al Signore, naturalmente si producono solo frutti di concupiscenza e di superbia, frutti di peccato. La Parola di Gesù diviene pertanto l’alimento, la linfa di fruttificazione del tralcio; come il tralcio attinge la linfa dalla vite, così il cristiano deve attingere il suo nutrimento soprannaturale dalla parola di Gesù, mangiando la parola e facendola divenire sua vita, nutrimento del suo essere, egli si pone nella condizione ottimale di produrre frutti abbondanti di vita eterna.

• Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca, poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Viene qui specificato quale sarà la sorte di chi non rimane in Gesù. Egli viene tagliato dalla vite, gettato via, messo a seccare ed infine raccolto e gettato nel fuoco perché bruci. Tale sarà la sorte di chi non rimane ancorato saldamente in Cristo e non si nutre con la linfa vitale della sua parola. Non solo chi non rimane in Gesù non produce frutti soprannaturali di bene, quanto la sua stessa vita avrà come fine il fuoco, la distruzione, la morte eterna. Chi non produce frutti per gli altri, chi non produce frutti per il Signore, non produrrà neanche frutti eterni per se stesso, non genererà frutti di vita per lui, lui gusterà ed assaporerà solo un frutto di morte eterna. Perirà miseramente nel fuoco eterno a bruciare per tutta l’eternità.

• Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà fatto.
La parola produce come primo frutto l’esaudimento della nostra preghiera. Una preghiera viene esaudita da Dio quando noi siamo fermamente ancorati nella Parola di Gesù. Se noi non siamo nella parola, non siamo in Gesù, non possiamo chiedere nel suo nome, ed il Padre non ci può ascoltare. Se invece siamo nella Parola di Gesù, siamo in Gesù, e siamo in Gesù perché la Parola di Gesù è in noi, rimane in noi, allora possiamo chiedere quel che vogliamo e ci sarà dato. Questa è la via per una preghiera che produca un frutto di esaudimento, una particolare grazia di ascolto da parte di Dio Padre Onnipotente.

• In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
Quando si rimane nella parola di Gesù si produce molto frutto, si è veri discepoli di Gesù: questa è la gloria con la quale si deve glorificare il Padre. Ancora una volta da Gesù siamo indirizzati sulla via giusta e santa. La gloria di Dio è la nostra fruttificazione, ma non possiamo fruttificare se non siamo veri discepoli di Gesù; si è discepoli di Gesù quando la sua parola rimane in noi e noi rimaniamo nella parola. Nella Parola di Gesù è la nostra vita, il nostro nuovo essere, il nostro frutto, la nostra vita eterna, la gloria che da noi si eleva verso il Padre celeste. Tutto è nella parola perché Gesù è la Parola del Padre e senza la Parola, fuori della parola, in assenza di essa, il Padre non ci riconosce come appartenenti a lui, perché a lui appartiene solo Gesù, Gesù è la sua vita, la sua eternità, il suo presente, il suo futuro, il suo dono di grazia e di verità per il mondo intero. Se noi vogliamo essere vita e speranza, presente e futuro di vita per questo mondo, in tal senso è da intendersi la preghiera che noi dobbiamo innalzare al Padre celeste, noi dobbiamo essere nella Parola di Gesù, in Gesù Parola del Padre.
Io sono la vite vera (M. Costantino di Bruno)
L'immagine della vite dona un cambiamento sostanziale, di essenza, a tutto l'Antico Testamento. L'Antica Alleanza è unità di Dodici Tribù in un solo popolo tenute unite dalla sola Legge del Signore. Un solo Dio, un solo popolo, una sola Legge, una sola Vigna dalle molte viti. Il frutto che la vigna avrebbe dovuto portare era l'obbedienza ad ogni parola del suo Signore. Dall'obbedienza nasce la giustizia e l'amore nel popolo. Dalla disobbedienza viene prodotta ogni ingiustizia, sopruso, odio dell'uomo per l'uomo. La vigna non produce frutti di obbedienza e Dio deve intervenire con mano forte. Gerusalemme viene distrutta e il popolo deportato in esilio.
Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? 5Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi (Is 5,1-7).
Con Gesù il cambiamento è sostanziale. Il Signore pianta sul suo colle una sola vite vera, Gesù Signore, che rimarrà vera in eterno. Questa vite gli produrrà ogni frutto di giustizia per la redenzione e la salvezza dell'umanità. Dio mai sradicherà questa vite, mai l'abbandonerà agli animali selvatici, sarà sempre la sola ed unica vera vite. Cristo Gesù è l'eternità e l'immutabilità del dono del Padre. Successore nella benedizione di Abramo è Isacco, Giacobbe, Giuda, Davide. Gesù non ha successori. Lui è il solo, l'eterno, l'immutabile nei secoli. Lui è la perennità immodificabile del Padre, nello Spirito Santo. Gesù è l'eterna vite vera del Padre. Non ve ne sono altre, mai ve ne saranno. Questa verità oggi urge alla Chiesa e ad ogni discepolo di Gesù. Vale anche per noi la raccomandazione della Lettera agli Ebrei: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee, perché è bene che il cuore venga sostenuto dalla grazia e non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne fanno uso” (Eb 13,8-9).
Se una è la vite vera, se non vi sono altre viti vere piantate dal Signore sul suo colle santo, chi è il discepolo di Gesù davanti a Dio e al mondo? È tralcio di questa vite vera. Le conseguenze sono di essenza e non solo di moralità superficiale o estrinseca. Chi è inserito in Cristo, attraverso l'obbedienza alla sua Parola, produce frutti di vita eterna per sé e per il mondo. Chi è inserito in Cristo, ma non obbedisce alla sua parola, non solo non produce alcun frutto, viene il Padre e lo taglia come tralcio. Separato “naturalmente” dalla vera vite, secca e viene bruciato nel fuoco. Mentre il tralcio che produce, il Padre lo pota perché porti più frutto. L‘obbedienza alla Parola produce frutti di Cristo in Cristo. L'unità di essenza con Cristo è la sola sorgente della vita.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci tralci vivi della vera vite.

Spunti di riflessione :

- Quali sono state le potature o i momenti difficili nella mia vita che mi hanno aiutato a crescere?
- Quali potature o momenti difficili che abbiamo avuto nella nostra comunità ci hanno aiutato a crescere?
- Ciò che mantiene la pianta unita e viva, capace di dare frutti, è la linfa' che la percorre. Qual è la linfa' che percorre la nostra comunità e che la mantiene viva, capace di produrre frutti?
- La nostra è una fede viva o è generata dalle emozioni, dai sentimenti?
- Sono capace di aprire il mio cuore al suo amore e con lui aprirmi verso i fratelli, verso le sorelle?
- Dimoro nella Parola del Signore per viverla sulle strade della vita?
- Sono convinto che senza l'Agricoltore non posso far nulla e che solo da Lui mi viene tutto ciò di cui ho bisogno?
- Mi lascio "potare" con gioia, con pazienza, per produrre frutti abbondanti e generosi?