Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (B)

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (B)
Es 24,3 – 6 ; Dal Salmo 115 (116); Eb 9,11 – 15 ;
MC 14, 12 – 16.22 – 26 ;

TEMA : Cambiamento

• Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù:
Il tempo ormai è compiuto, l’ora è giunta in cui si immolava la Pasqua, Gesù, vero Agnello della liberazione, può essere immolato. Gesù celebra la cena pasquale il primo giorno dell’immolazione dell’agnello, il secondo giorno invece celebra la propria immolazione.

• “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”.
I discepoli chiedono a Gesù dove intende mangiare la cena pasquale, perché essi devono accingersi a preparare quanto era necessario, quanto occorreva per la commemorazione della notte della liberazione.

• Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Gesù non svela il luogo, lo indica attraverso un segno, l’incontro di un uomo con una brocca d’acqua. Il motivo è assai semplice. Gesù non sarebbe dovuto essere catturato prima dell’istituzione dell’Eucaristia. E quindi evita accuratamente di indicare pubblicamente dinnanzi a tutti il luogo di quello che sarebbe stato il Cenacolo. Giuda avrebbe potuto condurre lì le guardie e i soldati e impedire così l’istituzione dell’Eucaristia. Ancora una volta è da evidenziare la somma saggezza di Gesù. Niente da lui viene omesso perché la Volontà del Padre suo possa compiersi in ogni singola parte ed in tutte le parti insieme. Dopo l’istituzione dell’Eucaristia egli può essere catturato e di fatti lo diviene, perché Giuda sapeva che Gesù era solito ritirarsi nell’orto degli ulivi.

• Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”.
I discepoli dovranno preparare là dove quell’uomo li condurrà. Dovranno fidarsi di quell’uomo.

• I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Le parole di Gesù ancora una volta si compiono con divina precisione. Come il Signore aveva loro detto, così avviene. I discepoli possono preparare la Pasqua. Gesù può mangiarla insieme a loro.

• Mentre mangiavano prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo:
Il gesto di Gesù è solenne. Prende il pane e lo benedice. Lo spezza, lo dona ai suoi discepoli. Fin qui potrebbe sembrare un gesto consueto. Ciò che avviene dopo è l’autentica novità che accompagnerà i discepoli nel loro lungo cammino della storia per la perpetuazione della missione di Gesù.

• “Prendete, questo è il mio corpo”.
Quel pane che Gesù benedice e spezza, non è più pane. Lo era prima della benedizione, prima di essere spezzato. Spezzato e benedetto, Gesù lo consegna ai Dodici come suo corpo e realmente lo è. Sarà per la forza che dona questo pane che il cammino della fede nei secoli sarà possibile.

• Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e bevvero tutti.
Anche con il calice Gesù compie lo stesso gesto. Lo prende, rende grazie, lo dona, tutti ne bevono.

• E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti.
E tuttavia quello che loro bevono non è più vino, è il sangue di Gesù, quel sangue con il quale si stipulava l’alleanza tra Dio ed il suo popolo. Quel sangue è versato per molti, per tutti. Ogni uomo potrà stipulare l’alleanza con Dio nel sangue sacrificale di Gesù. Per questo egli è venuto a versarlo dall’alto della croce, perché ogni uomo possa stringere un patto di amicizia, di comunione e di amore con il Padre suo che è nei cieli. L’alleanza è solo con il Padre Celeste. Gesù di questa alleanza è il sangue.
Il sangue è ciò che unisce Dio e il popolo. Ma il sangue è la vita. Dio in Cristo dona la sua vita, perché ormai una sola vita, quella di Dio, vi sia tra lui ed ogni uomo. Ma se in ogni uomo deve scorrere la vita di Dio, questa vita non può essere aspersa, deve essere bevuta. L’uomo beve la vita di Dio e diviene una sola vita in Dio, per mezzo del sangue del suo Figlio prediletto.

• In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”.
Con queste parole, essendo quei giorni solenni e rituali, in cui il vino si beveva perché il rito della pasqua lo richiedeva, Gesù annunzia l’imminenza della sua morte. Non ci sarà più tempo per bere del frutto della vite qui con voi su questa terra. Quando lo berrò, esso sarà il nuovo vino nel regno del Padre mio. E’ indicata con questa parola la sua gloriosa risurrezione. Chi va incontro alla morte e realmente muore il vino non lo berrà più di certo. Gesù promette loro di non berlo più per il momento, ma di berlo nuovo nel regno del Padre suo. Egli muore, ma anche risorge. La morte non è la fine. E’ per Gesù solo l’inizio del suo mistero.

• Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Con il canto dell’inno terminava il rituale della cena pasquale. Gesù con i discepoli si reca verso il monte degli Ulivi. Era questo un luogo in cui Cristo Gesù era solito ritirarsi, rifugiarsi. Alquanto distante da Gerusalemme, permetteva di ritrovare quella quiete necessaria per l’incontro con il Padre suo.

Prendete, questo è il mio corpo (M. Costantino di Bruno)
Nell'Eucaristia, il Padre, che è l'origine e la fonte di ogni santità, verità, onnipotenza, rivela tutto il suo amore, mandando lo Spirito Santo perché trasformi il pane in corpo di Cristo e il vino in suo sangue, per la mediazione sacramentale del sacerdote, che agisce in nome di Cristo Gesù. In questo sacramento vi è l'opera della Beata Trinità e della Chiesa in una mirabile sinergia di dono e di fede. Dio mette il suo dono. La Chiesa mette la sua fede. Il dono è dato per la fede, ma anche va ricevuto nella fede.
“Questo è il mio corpo”. È il corpo del sacrificio, dell'espiazione, dell'olocausto, della vera redenzione del peccato del mondo. Così la Lettera agli Ebrei:
La Legge infatti, poiché possiede soltanto un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici - sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno - coloro che si accostano a Dio. Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà». Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre (Eb 10,1-10).
Quel corpo che ha operato la grande, vera, universale espiazione del peccato del mondo, ci viene dato come nostro nutrimento perché per esso portiamo a compimento l'opera della nostra piena purificazione da ogni colpa. Mangiando il corpo di Cristo, il discepolo di Gesù deve trasformare anche il suo corpo in una offerta al Padre per la redenzione dei suoi fratelli. Si diviene un solo corpo e anche un solo olocausto.
“Questo è il mio sangue dell'alleanza”. Bevendo il sangue di Cristo, si diviene con Dio, in Cristo, per lo Spirito Santo, una sola vita, una sola volontà, un solo pensiero, un solo desiderio di salvezza e di redenzione. L'amore del Padre deve divenire amore del cristiano. Come il Padre ha dato per amore il suo Figlio Unigenito e il Figlio si è lasciato donare, così il cristiano che si alimenta del sangue di Cristo deve lasciarsi donare dal Padre per la salvezza dei suoi fratelli. Senza il dono del cristiano, il sangue di Cristo manca della sua potente efficacia di redenzione. Il sangue di Cristo, divenuto sangue del discepolo, manifesta al mondo tutta la sua potenza di salvezza. Per l'Eucaristia Cristo e il cristiano diventano un solo dono, il dono del Padre per la redenzione del mondo. Grazia all'Eucaristia, il cristiano è costituito olocausto di salvezza.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano mai riceva vanamente l'Eucaristia.
Spunti di riflessione:
- Vivo la liturgia come dono, occasione, per incontrare Dio?
- Come vivere il rapporto con l’ Eucarestia? È momento forte nel mio cammino di Alleanza con Dio?
- Quale spazio ha nella mia vita l'attesa della piena realizzazione delle promesse di Dio? Attendo i "cieli nuovi e terra nuova"? Opero per favorire l'arrivo del regno di Dio?
- Cosa significa il gesto di Gesù che spezza il pane dicendo: “Prendete e mangiate! Questo è il mio corpo che sarà dato per voi!” Come aiuta questo testo a capire meglio l’Eucaristia?