IV DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B
Domenica del Figlio innalzato sulla croce
Tema: Il Cristo, innalzato sulla croce, dona la salvezza
I Lettura: 2 Cr 36,14-16.19-23
Dal salmo: 136
II Lettura: Ef 2,4-10
Vangelo: Gv 3,14-21
Colletta
Dio buono e fedele, che mai ti stanchi di richiamare gli erranti a vera conversione e nel Tuo Figlio innalzato sulla croce ci guarisci dai morsi del maligno, donaci la ricchezza della Tua grazia, perché ritrovati nello spirito possiamo corrispondere al Tuo eterno e rinnovato amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna co Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
CONTESTO
-Un dialogo tra Gesù e Nicodemo (io-tu): 3,1-10;
- Una dichiarazione solenne di gesù (noi-voi): 3,11-13;
-Un discorso sulla missione del figlio (alla terza persona): 3,14-21.
ANNOTAZIONI
v.14 – Serpente nel deserto: Durante la traversata del deserto, gli ebrei erano vittime di serpenti velenosissimi che facevano morire molti di loro(Nm 21,4-9). Mosè modella allora un serpente di bronzo e lo pone sopra un’asta. Chi lo guarda sfugge non al morso del serpente, ma alla morte. Il serpente non è un feticcio, ma il simbolo della parola di Dio che salva (Sap 16,6-12).
Innalzato: L’evangelista ripete tre volte (3,14; 8,28; 12,32) che il Figlio dell’uomo sarà “innalzato”. L’innalzamento sarà quando sarà inchiodato sulla croce e il credente che volgerà lo sguardo verso il crocifisso otterrà la vita ( cfr. 19,37).
v.16 – Amato: Il verbo “amare” è usato qui per la prima volta dall’evangelista per evidenziare la sorgente prima della nostra salvezza: l’amore di Dio (cfr. I Gv 3,1; 4,9-11; Rm 5,8;8,32).
Mondo: Usato quattro volte nei versetti 16-17 risuona come ambito dell’universale grandezza di Dio che raggiunge tutti e ciascuno in cristo Gesù.
Dare: Ha significato sia di “consegnare” che di “donare”. Questa affermazione non riguarda solamente l’incarnazione del Figlio, ma soprattutto la passione. Il Figlio “sacrificato” è il dono incommensurabile offerto da Dio per la salvezza di tutti gli uomini(cfr. I Gv 4,10).
v. 18 - Chi crede: E’ nella fede che avviene il giudizio: rifiutare la salvezza oppure accoglierla. L’adesione al “nome” di Gesù, cioè alla sua persona, è quella vera fede che si oppone alla fede imperfetta dei molti ascoltatori (cfr. 2,24; 3,2).
v. 21 – Fare la verità: La verità è il piano di Dio e lo stesso Cristo Gesù: Significa condurre una vita coerente con la verità conosciuta e creduta (cfr. Gv 1,9; 8,12.46; 2 Cor 4,1-6; I Ts 5,1-11)
don Roberto Rossi Dio "ricco di misericordia", all'umanità immersa nelle tenebre del peccato, offre una luce infinita: Cristo innalzato sulla croce per la salvezza di tutti e di ciascuno. "Dio ricco di misericordia". Dio è amore infinito; Lui l'onnipotente, l'eterno, il creatore dell'universo, non è lontano da noi, ma esprime tutta la sua "ricchezza" nell'amore, nel perdono, nella misericordia, Dio è padre, Dio è madre; "Dio non può che donare il suo amore", Dio è pace, Dio è vita, Dio è tutto e ci vuol dare tutto, perché è Amore. L'amore di Dio è la fonte della nostra gioia, di ogni gioia, di ogni consolazione: ecco perché questa domenica è chiamata la domenica della gioia. A metà quaresima, oggi c'è un particolare invito alla fiducia, alla serenità, alla gioia. E' possibile questo, nelle situazioni così preoccupanti e drammatiche che vive l'umanità in questi giorni? Coi problemi che tutti noi siamo chiamati ad affrontare nella vita individuale, di famiglia, di lavoro? Sono riprese le parole del profeta Isaia che dice: "Rallegrati, popolo di Dio. Esultare e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione"! L'abbondanza della nostra consolazione, il fondamento e la possibilità della fiducia e della serenità è il Signore, è il suo amore infinito. Abbiamo pregato nel salmo: "Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia, la nostra pace". Poi la seconda lettura ci ha detto: "Dio, ricco di misericordia, ci ha amati di un grande amore, perciò, da morti che eravamo, ci ha fatti rivivere in Cristo". Il Vangelo ci ha riportato nel dialogo tra Gesù e Nicodemo che è andato da Lui nella notte: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". Dio ha tanto amato il mondo Dio ama di un amore infinito, unico, inimmaginabile l'umanità e ciascuno di noi suoi figli. Dio ci ama! Proviamo a pensare, ad avvertire il brivido di questa altezza: Dio e l'uomo e, tra essi, amore! Abituati ad immaginarsi un Dio esigente, che formula continue richieste, a volte difficili, e domanda sacrifici, gli uomini faticano ad accettare un Dio che non domanda, ma dona, che non esige, ma offre, che non esercita il suo potere per giudicare e condannare, ma per salvare e liberare dal male. Difficilmente si sarebbe prevista una simile realtà, ma in Gesù è proprio questo che si è manifestato. Perché la logica che presiede a tutto non è quella del potere, della forza, della superiorità, ma dell'amore. «Dio ha tanto amato il mondo... da dare il suo Figlio». Un amore che offre, che dona: Dio dà ciò che ha di più prezioso, il suo Figlio, perché diventi causa di salvezza per tutti. E che cosa si deve fare per essere liberati, cambiati, rigenerati? Basta «credere» nel Figlio, basta affidarsi a lui. La fede qui, naturalmente, non coincide con l'accettazione di alcune verità. È piuttosto uno slancio, un atteggiamento di abbandono, una relazione di fiducia. Credere nel Figlio significa affidarsi a lui, mettere la propria vita nelle sue mani e ricevere, in cambio, la vita eterna. Non una vita qualsiasi, non un frammento un po' più lungo, ma una vita che sgorga nell'eternità, una vita che assume i connotati della vita di Dio. Quest'esperienza, che caratterizza la vita del cristiano, Gesù ci invita a leggerla anche da un altro angolo di visuale. È' un «venire alla luce», un rinascere. Si esce dal tunnel oscuro delle tenebre, dalla regione della confusione e dell'insicurezza: si approda alla regione della luce in cui la verità appare in tutta la sua bellezza. Perché gli uomini hanno rifiutato questa luce? Perché hanno rinunciato a questa proposta di salvezza? Perché hanno preferito le tenebre alla luce? La risposta che Gesù ci dà è molto semplice: chi fa il male non ama la luce, non la tollera, non la sopporta. Chi si è ormai abituato alle tenebre si trova a disagio quando incontra persone e fatti di luce. La luce desta la speranza, è vero, ma in coloro che vogliono vedere ciò che li circonda. La luce è amata, certo, ma da quelli che desiderano conoscere, scandagliare ogni zona del proprio cuore, anche la più profonda. Sono quelli che «operano», «fanno» la verità. Non si limitano a parlarne, a capirla, vogliono che diventi realtà della loro vita e della storia.