XXXI domenica T O anno B

 

 

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B)
Dt 6, 2 - 6 ; Dal Salmo 17 (18) ; Eb 7, 23 - 28
MC 12,28-34


TEMA: Amare
Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò:
Lo scriba è colpito dal modo in cui Gesù ha argomentato la sua risposta ai sadducei. Egli nota che la parola di Gesù è frutto di una sapienza che sa trovare le ragioni sia della fede che del suo sviluppo e pertanto ne approfitta per rivolgere al Signore un suo quesito. Egli è buono e cerca la verità. Il suo chiedere non è mosso da cattive intenzioni. Questo ancora una volta ci rafforza nella certezza che Gesù guarda all’uomo in se stesso, a colui che gli sta di fronte, non alla razza, non al ceto, e neanche alla classe.

“Qual è il primo di tutti i comandamenti?”.

La domanda non è senza importanza. Sapere qual è il primo dei comandamenti è principio e fondamento per dare ad ogni altra normativa il suo giusto peso e la sua esatta collocazione nella legge di Dio.

Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore;

Gesù per questa risposta si serve del Deuteronomio, il quale al capitolo 6 recitava esattamente come riportato in Marco. La prima verità per Israele è l’unicità di Dio. Ma il Dio unico è il Dio Signore, il Dio liberatore, il Dio che ha guidato e guida Israele verso la conquista della terra promessa. Questa la prima verità.

amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
Da questa verità scaturisce la seconda. Israele dovrà amare il suo Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la forza. Il cuore deve essere sempre e costantemente rivolto ed innalzato verso il Signore, la mente deve servirsi della sua intelligenza e della sua razionalità per scoprire, elaborare, aggiornare tutte le forme possibili di amore.
Qui sovente cadiamo. Siamo come impediti nelle nuove forme di amore. A volte alcune forme sono in ritardo di secoli, appartengono ad un mondo passato, ci è difficile trovare tutta quell’attualità nell’amore che è la caratteristica propria dei santi.
I santi veramente hanno amato il Signore facendo ricorso alla saggezza, all’intelligenza, alla conoscenza nello Spirito Santo. Essi sono stati i pionieri di un amore nuovo e rinnovato nelle sue forme esterne, forme attuali, di oggi, per l’uomo loro contemporaneo. I posteri si sono serviti delle loro forme, ma è cambiato l’uomo che non è più lo stesso. E quindi nutriamo un uomo nuovo di forme vecchie, che noi riteniamo possibili perché un santo le ha inventate e pensate. Ma lui le ha pensate per il suo uomo, non per il nostro.
L’uso di forme vecchie per un uomo nuovo è il segno della nostra non santità, è il segno del nostro non uso della mente per amare l’uomo secondo le esigenze che il tempo richiede ed anche la sua umanità. Nell’amore poi non può esserci limite; il limite è l’esaurimento di ogni forza sia fisica che spirituale. Ognuno di noi tutto di se stesso deve consumare nell’amore. Nell’amore ci si consuma come il sacrificio offerto a Dio veniva interamente bruciato dal fuoco.

E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Anche questo secondo comandamento è tratto dalla legge antica, esso è in Levitico 19,18. Con questo comandamento l’uomo pone se stesso, le sue esigenze, le sue necessità come misura e metro per amare gli altri, ogni altro, tutti gli uomini indistintamente. E’ questo comandamento simile alla regola d’oro di Matteo: “Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo loro. Questa infatti è la legge e questi sono i profeti”.

Non c’è altro comandamento più importante di questo”.
Questi due comandamenti sono l’essenza della stessa legge. Quanto ad importanza più importanti di questi non ce ne sono. Di questo lo scriba può essere certo.

Allora lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui;
Lo scriba prima conferma la bontà della risposta del Maestro sull’unicità di Dio. Altri dei non esistono. Lui è il solo.

amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.
Conferma anche i requisiti per un amore corrispondente alla natura e all’opera di Dio. Aggiunge che un simile amore vale più di tutti i sacrifici e di tutti gli olocausti. Con queste parole lo scriba è come se separasse l’amore dal sacrificio che quotidianamente veniva offerto al tempio; dichiara la superiorità dell’amore sui sacrifici e quindi li fa passare in secondo ordine.
E’ questa una vera, autentica rivoluzione cultuale, simile a quella di Giovanni nel capitolo 4, dove Gesù afferma che il culto nuovo è l’adorazione di Dio in spirito e verità. C’è un culto che non è più legato al luogo. Esso è direttamente legato a Dio. La forma nuova di questo culto è la divina carità che lo Spirito del Signore è venuto a riversare nei nostri cuori.

Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”.
Gesù vede la saggezza ed anche la buona volontà di questo scriba. Egli non è lontano dal regno di Dio. I presupposti ci sono. Manca ancora quella adesione piena, esplicita, che è la sequela e la pubblica confessione di Gesù, autore e fondatore del Regno di Dio nella sua persona. Chi vuole amare Dio e l’uomo secondo verità, saggezza e santità, deve ormai farlo in Cristo, nel suo corpo, tutto inabitato dalla santità dello Spirito del Signore. La confessione esplicita della fede e del nome del Signore è condizione indispensabile per appartenere in pienezza di verità e di santità al regno di Dio. Una parte di verità non è tutto il regno di Dio, è una parte di verità. Gesù vuole che si appartenga al regno per intero e secondo tutta la verità.

E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Dopo questa ultima domanda, dopo il dialogo con questo scriba non lontano dal regno, nessuno ha più il coraggio di interrogare il Maestro. E’ questa una confessione pubblica della superiorità del Maestro ed una pubblica resa. Non è possibile trarre in inganno il Maestro per la dottrina. Bisogna inventare qualche altro stratagemma. Questo piano è fallito. Ora bisogna pensarne uno tutto nuovo. Il male sa riconoscere i suoi limiti, ma sa anche trovare tutte quelle risorse per inventarne nuove strategie e nuovi piani. Non sa però che ogni piano contro Gesù è un piano contro se stesso.

QUAL È IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI? Teologo Mons. Costantino Di Bruno
La Legge Antica, così come ci viene tramandata dal Deuteronomio, aveva posto l'amore per il Signore come essenza, fondamento, principio e fine di ogni relazione con Dio e con gli uomini. Da questo comandamento scaturiscono tutti gli altri. È in questo primo comandamento la fonte della verità dell'amore dell'uomo. Se questo viene trascurato, tutti gli altri comandamenti, anche quelli verso il prossimo, perdono il loro valore. Amare Dio con tutto il cuore vuol dire amare la Parola di Dio con tutto il cuore, amare la Legge con tutto il cuore, amare i suoi Precetti con tutti il cuore. Precetto da amare con tutto il cuore è anche quello verso il prossimo.
I due comandamenti non sono uguali, ma simili, perché le Persone da amare sono due: Dio e l'uomo. Dio va amato come Signore, Creatore, Redentore, Salvatore, Benefattore dell'uomo. Il prossimo va amato come vero fratello, vera creatura di Dio, vero suo servo, come ogni altro uomo è vero servo di Dio. Il prossimo va amato con tutto il cuore perché Dio ci comanda di amare la sua volontà con tutto il cuore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il vero amore.

Spunti di riflessione
- Che cosa significa per me amare Dio con tutte le mie forze e il prossimo come me stesso?
- Se uno ti chiedesse: tu sei cristiano, raccontami ciò che è essenziale e primario nella tua fede: che cosa gli risponderemmo? Siamo capaci di motivare il primato dell’amore di Dio e al prossimo affermato da Gesù come cuore di ogni comandamento?
- Oggi siamo vicini o lontani dal Regno di Dio rispetto lo scriba?