VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)


Scuola di Vita
VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Sir 27, 4 – 7 ; Dal Salmo 91 (92) ; 1Cor 15, 54 – 58
LC 6, 39 – 45

TEMA: Crescere - Guidare

• In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?
Gesù vuole che il suo discepolo sia moralmente e spiritualmente un uomo ricco di sapienza e di dottrina, che sappia cioè ricolmare il cuore e lo spirito della luce soprannaturale della saggezza divina che egli è venuto a portare sulla terra. Chi invece vive nelle tenebre morali e nel buio veritativo non può essere di giovamento all’altro, che è nel bisogno dello spirito e dell’anima; anzi gli è di danno, perché mal guidandolo, insieme vanno a finire in una buca.
Da qui la necessità per il discepolo del Signore di formarsi, di crescere nella sapienza, di avere una condotta morale irreprensibile, di avvertire dentro di lui quella esigenza sempre nuova di migliorarsi nella scienza di Dio. Lo deve a se stesso, perché deve vivere al sommo la legge evangelica, ma anche lo deve al mondo e agli altri, presso i quali deve sempre presentarsi come figlio della luce e della verità.

• Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Il discepolo di Gesù deve avere la saggezza di Gesù, la luce di Gesù, la dottrina di Gesù, la
conoscenza di Gesù. Per questo bisogna che si prepari come Gesù si preparava. Un cristiano che omette di crescere nella luce della verità commette un peccato assai grave di omissione; per la sua tenebra responsabile e quindi peccaminosa molti saranno i danni morali che egli disseminerà sui suoi passi. Molti per causa sua non arriveranno alla luce vera, radiosa, che si sprigiona dal vangelo di Gesù Cristo.

• Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Gesù vuole che i suoi discepoli siano tutti intenti al raggiungimento della propria santificazione. Non è concepibile cristianamente parlando intervenire e richiedere la santità per gli altri, quando la nostra vita è sommersa sotto la trave del peccato. Chi vuole incidere con frutto negli altri deve quindi osservare la trave che è nel suo occhio e porre ogni attenzione a toglierla con rapidità e sveltezza.

• Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo?
Gesù afferma con chiarezza di Spirito Santo che non sarà mai possibile intervenire efficacemente sugli altri senza la nostra santità, senza la nostra effettiva volontà di camminare su un sentiero di alta giustizia e di grande misericordia. Sarebbe un lavoro inutile, perso. La storia attesta quanto sia vera questa parola del Signore. La vanità ed il vuoto delle prediche dei sacerdoti, delle loro omelie, dei loro insegnamenti dovrebbero convincerci una buona volta ad iniziare seriamente il lavoro di sterramento del male e della costruzione del più alto bene nel cuore.

• Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Gesù chiede ai suoi di essere coloro che prima sperimentano sulla propria pelle cosa significhi vincere nella propria carne il peccato, i vizi, le imperfezioni; vuole che provino quanto sia impegnativo il lavoro per raggiungere la conformità tra Vangelo e vita. Solo in seguito, dopo aver lavorato assiduamente e sperimentato ogni genere di difficoltà ci si presenti agli altri con amore, con semplicità di cuore, con zelo e con tanta compassione, per aiutarli.
Gesù vuole che nella sua chiesa nessuno si faccia maestro degli altri solo a parole; ci sono i maestri e devono esserci, ma i maestri sono quelli che vivono il Vangelo e per questo conoscono il duro lavoro, necessario perché la Parola di Gesù diventi nostra carne e nostro sangue. Parlare con la vita, insegnare con l’esempio che diviene Parola di vita è ciò che il Signore domanda ai suoi discepoli. E poiché il Vangelo bisogna annunziarlo, è obbligo missionario diventare maestri ed esempi, modelli da ascoltare, perché modelli da imitare.

• Non c’ è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
Gesù dona la regola perenne per ogni sano discernimento. Chi vuole conoscere l’albero deve guardare al frutto; è pertanto il frutto che rivela la natura dell’albero, la sua bontà o anche la sua inutilità, la sua non santità, la sua pericolosità. Questo principio serve ai discepoli di Gesù per vivere ed esercitare la più grande prudenza e quindi è il principio delle relazioni sociali dei suoi discepoli con il mondo. I discepoli del Signore non devono mai fermarsi alle parole; essi devono osservare i frutti, le opere di un uomo; dalle opere capiranno chi in verità l’uomo è.

• L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; L'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Chi è buono dalla bontà del suo cuore trae il bene; mentre chi è cattivo dal tesoro del suo cuore trae cose cattive, dice malvagità ed ogni altro genere di menzogne e di falsità. Questa la legge. I discepoli di Gesù potranno, anche senza la lettura del cuore, sapere cosa c’è in ogni uomo; è sufficiente per loro essere osservatori attenti delle opere di ciascuno; è sufficiente ascoltare le parole che essi dicono. Dal cuore buono escono parole di compassione, di misericordia, di pietà, di sostegno e di commiserazione, di scusa e di perdono; dal cuore cattivo nascono i propositi di vendetta, di malvagità, di ogni altro peccato e male che si possa immaginare.

Può forse un cieco guidare un altro cieco?
La correzione dei fratelli non solo è necessaria, è anche obbligatoria. Ci sono delle modalità che vanno osservate, altrimenti i danni che si producono sono gravissimi. Tutte le Lettere di San Paolo hanno un solo fine: correggere ogni deviazione, frutto di pensiero umano che si è introdotto nel mistero della fede. Camminare con una falsa fede, o una fede con elementi di non verità nel suo seno, compromette tutto il percorso. Non solo Paolo stesso corregge, personalmente o per Lettera, ma invita i discepoli di Gesù a correggersi gli uni gli altri. (1Ts 5,7-22)
Gesù chiede la correzione, dona però una regola alla quale sempre ci si deve attenere. Poiché ogni suo discepolo è chiamato alla correzione dei fratelli, lui è obbligato ad essere irreprensibile in ogni cosa. La sua esemplarità dovrà essere perfetta nella dottrina, nella morale, nelle parole, nelle opere, dinanzi a Dio e agli uomini. Uno che ha bisogno di essere riportato sulla retta via non può pretendere di correggere l'altro. Anche se volesse, non potrebbe. Gli mancano le virtù per farlo. Sempre si corregge dalla verità, dalle virtù, dalla santità, dall'osservanza della Parola, dall'obbedienza ai Comandamenti, da una vita evangelicamente corretta. Si corregge avendo gli occhi dell'amore del Padre, il cuore di Cristo e della sua carità crocifissa, la sapienza dello Spirito Santo. Se fatta dalla luce evangelica la correzione produrrà sempre buoni frutti. La correzione prima di ogni cosa deve illuminare la mente con la purissima conoscenza della verità del mistero di Cristo Gesù, nel quale è racchiuso ogni altro mistero e dal quale ogni mistero si conosce nella sua scienza più perfetta. Alla luce sul mistero di Gesù sempre si deve aggiungere la sana moralità che da esso scaturisce. Quando vi è confusione morale è segno che vi è confusione nella luce del mistero di Gesù. Oggi la confusione regna a livello universale perché chi soffre è il mistero di Cristo. Tutto è da Cristo, in Cristo, per Cristo. Se si dichiara che Cristo non è più necessario per andare al Padre, tutto diviene non più necessario di quanto scaturisce dal Vangelo. Senza Cristo, la Chiesa è simile ad un oceano senz'acqua. È la morte.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a riportare Cristo nella Chiesa con potenza.

Spunti di riflessione:

- Prima di vedere la pagliuzza nell’occhio del fratello so vedere la trave che ho nel mio occhio? Come sono i miei rapporti con gli altri in casa ed in famiglia, nel lavoro e con i colleghi, e in comunità ?
- Riflettendo su me stesso, mi trovo più abile a scoprire la trave nel mio occhio o la pagliuzza nell’occhio del fratello? Sono capace di astenermi dal giudizio sugli altri e di guardare in profondità in me stesso?
- Mi rendo conto che il vero discepolo ha un cuore rinnovato, capace di produrre frutti buoni?
- Sono convinto che la correzione fatta dall’uomo giusto è intessuta di misericordia?
- Mi sono reso conto che uomini e cristiani autentici sono indispensabili in una società che cura l’apparenza?