V DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA (C)


Scuola di Vita
V DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA (C)
Is 43, 16 - 21; Dal Salmo 125 (126) ; Fil 3, 8 – 14
GV 8, 1 – 11

TEMA : Peccato - Misericordia

• In quel tempo Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Il monte degli ulivi era familiare a Gesù, luogo di silenzio e di incontro con il Padre; luogo dove si metteva in ascolto dello Spirito che si era posato su di Lui; luogo di preghiera perché dal Cielo ricevesse la perfetta conoscenza della volontà del Padre, al fine di compierla in ogni suo particolare. Perché nulla fosse tralasciato di essa, impetrava anche la forza e la costanza, la prudenza e la saggezza, tanto necessarie per vincere la volontà di morte ormai palese dei suoi avversari: sommi sacerdoti, farisei, giudei. Finito l’incontro con Dio e dopo aver ricevuto da Lui la luce che gli indicava dove porre i suoi passi, Gesù si recò nel tempio. Attorno a lui si raccolse tutto il popolo e lui iniziò nuovamente ad ammaestrarlo. L’ammaestramento è fatto nello stile dei grandi maestri; Gesù insegnava seduto. Per Gesù l’ammaestramento consisteva nella rivelazione della volontà del Padre e quindi necessariamente riguardava la sua vita e la sua missione, la sua origine e la sua vocazione. Con Gesù ormai c’è un unico mistero da insegnare ed è la sua relazione con il Padre. Il Padre è in Lui e Lui è nel Padre e sono un unico inscindibile mistero. Chi vuole conoscere Dio deve conoscerlo in Gesù, chi vuole conoscere Gesù deve conoscerlo nel Padre. Gesù e il Padre sono una cosa sola.
• Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio e, la posero in mezzo e gli dicono:
« Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? ».
Quanto ora avviene è solo un pretesto, una trappola che viene tesa sul cammino di Gesù perché lui inciampi e si comprometta con la sua stessa Parola. Loro non sanno però da dove sta venendo Gesù. Egli aveva appena lasciato il Padre e dal Padre era andato per ricolmarsi di grazia e di verità, di saggezza e di prudenza, per ricevere quella luce dello Spirito Santo necessaria per il compimento della sua missione, per non inciampare, per non compromettersi, per non sbagliare dinanzi alle sottili domande degli scribi e dei farisei.
Da osservare che l’adulterio era ugualmente punito con la morte; sia l’uomo che la donna erano soggetti alla stessa pena, se sorpresi in flagrante. Qui viene presentata a Gesù solo la donna, mentre viene affermato che essa è stata colta in flagrante. Poiché l’adulterio si commette in due, già avviene da parte loro uno strappo alla legge. La legge vale per la donna, ma non per l’uomo; questi non è presentato a Gesù, per essere da lui giudicato. Se la legge è legge e va osservata, Gesù non deve dare nessuna risposta. Occorre procedere per la lapidazione. A costoro non interessava né la legge, già da loro trasgredita, né la donna o la sua condanna. A costoro interessava la risposta di Gesù. Nel caso si fosse schierato dalla parte della donna, lo avrebbero accusato di insegnamento contrario alla legge; mentre lo avrebbero reso inviso al popolo, se Gesù si fosse pronunciato per la condanna della donna. La legge senza la misericordia, o la misericordia senza la legge? Qualsiasi risposta Gesù avesse dato, sarebbe stata per lui una pietra di inciampo sul suo cammino, con conseguenze assai gravi. Ma loro dimenticano che Gesù è uguale a Dio, lo aveva detto, ma essi si erano già dimenticati, non lo avevano creduto. Ora lo dimostra loro un’altra volta.
• Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
L’evangelista precisa il motivo della presentazione della donna. Sapendo come Gesù la pensava e che lui era per la non condanna della donna, lo avrebbero senz’altro accusato presso l’autorità dei Giudei come un trasgressore della legge e un sovvertitore di essa, in quanto non solo la trasgrediva, ma anche insegna a trasgredirla. Contro una tale accusa era comminata la pena di morte per lapidazione. Se Gesù avesse risposto secondo verità e lui non poteva dare se non una risposta secondo verità, sarebbe finito schiacciato dalle pietre e sotto di esse sepolto. Questo il vero, reale motivo della questione che oggi gli viene posta.
• Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si
alzò e disse loro: « Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei ».
Gesù all’inizio non dona alcuna risposta, elude la loro domanda scrivendo con il dito per terra e agendo come se la loro questione non lo riguardasse. Ma loro insistono, e poiché deve rispondere, ordina la sentenza di morte della donna. La legge va osservata, ma con una modalità nuova. Deve scagliare la prima pietra chi è senza peccato, poi tutti gli altri. Sublime saggezza del Signore, egli che conosce il cuore di ogni uomo, che sa cosa vi è dentro, mette ognuno dinanzi alla responsabilità del suo peccato. Non può giudicare un uomo come peccatore chi ha il cuore pieno degli stessi peccati. Il peccatore deve usare misericordia verso il fratello peccatore, così Dio avrà pietà dei suoi peccati. Solo il giusto potrebbe giudicare, ma il giusto non giudica, il giusto ha misericordia, perché sa quanto costa rimanere senza peccato e sa che è solo per grazia di Dio che è possibile conservarsi puri da colpa, non è per proprio merito, o per proprie spiccate caratteristiche spirituali.
• E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più
anziani fino agli ultimi.
Gesù dopo aver pronunziato la sentenza, ricomincia a scrivere nuovamente per terra. Mentre egli scriveva, quelli se ne andarono uno per uno, prima i più anziani e poi i più giovani. Nessuno si sentì talmente giusto, senza peccato, da ritenersi capace di gettare la prima pietra. Il peccato è nel cuore ed esso pesa. Lo si può nascondere agli occhi degli altri, ma non agli occhi della propria coscienza, la quale lo conosce e lo pesa e sa la sua gravità. Il peccato non lo si può neanche nascondere dinanzi a Dio e ai suoi inviati, questi hanno la lettura del cuore, sanno cosa c’è in ogni uomo. Possono costoro ingannare gli uomini, possono parlare agli uomini di prudenza, di accortezza, di saggezza necessarie per rispettare la legge, possono anche appellarsi all’opportunità di emettere o non emettere una sentenza, ma tutti questi sono motivi per l’uomo, non sono motivi per il Signore; l’unico motivo per il Signore è il peccato che è nel cuore e che pesa come un macigno. Questo motivo lo conosce solo il cuore e la coscienza, non gli altri. Loro non possono agire e non agiscono dinanzi a colui che svela i segreti del cuore.
• Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? ».
Gesù è ora solo con la donna. Chiede dove fossero gli altri e se qualcuno l’avesse condannata. In verità Gesù sa che la donna non è stata condannata da nessuno e sa anche che tutti gli altri erano fuggiti via. La sua è domanda di sollievo, di conforto, ma anche di speranza e di un futuro diverso.
• Ed essa rispose: « Nessuno, Signore ».
La donna conferma positivamente la domanda di Gesù. Nessuno ha avuto la forza di scagliare la prima pietra.
• E Gesù le disse: « Neanch'io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più ».
Gesù è il solo giusto, il solo senza peccato. Lui potrebbe scagliare la prima pietra, ma non la scaglia. Lui non è venuto per condannare, ma per giustificare l’empio, per salvarlo, invitandolo alla conversione e alla penitenza. Lui non giustifica però il peccato, non lo rende da non buono, buono, da male, opera indifferente. Lui è venuto per insegnare agli uomini a non peccare più e a dare la forza del suo Santo Spirito perché non pecchino più. La donna può andarsene; una cosa sola le viene chiesta: di non peccare più. Questa non è una novità. L’Antico Testamento aveva avuto un progresso nella rivelazione, solo che gli uomini, poiché sovente agiscono dal profondo della loro cattiveria, non riescono a percepire le novità di Dio e le infinite risorse del suo amore. Dio lo aveva detto per mezzo dei profeti: “Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. La lapidazione è solo morte e Dio non la vuole, se non la vuole Dio non deve volerla neanche l’uomo, chiunque esso sia. La morte impedisce ogni processo di conversione ed è quindi contro la volontà di Dio manifestata già da lungo tempo. Gesù conferma la volontà di salvezza e di conversione del Padre suo; tra Lui e il Padre non possono esserci divergenze, contraddizioni nella volontà di salvezza. La contraddizione e la divergenza esistono solo in quei cuori che non sono permeati dalla verità di Dio, dalla conoscenza vera e perfetta del Padre celeste. Gesù da tanto tempo lo sta affermando: I Giudei non conoscono Dio, ignorano la sua essenza divina e le manifestazioni del suo amore e della sua carità. Nessuno crede alle sue parole. Loro stessi svelano in ogni decisione che vivono proprio nell’ignoranza della legge, non conoscono la Scrittura, non conoscono il progresso della legge, non conoscono la verità di Dio, non conoscono la sua volontà di salvezza. In loro c’è un solo pensiero: quello di togliere di mezzo Gesù e per questo non sanno più cosa pensare, cosa escogitare. Per Gesù ancora non è venuta la sua ora; quando essa verrà le cose si evolveranno da sole, nel giro di un giorno e di una notte. Fino a quel momento il principe di questo mondo non ha potere su di lui, né su quanti si lasciano abbracciare dal suo amore e dalla sua misericordia.

Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più
Questi uomini che conducono la donna da Gesù e chiedono che emetta su di essa una sentenza di assoluzione o di condanna per poi accusarlo presso l'autorità costituita come sovvertitore, traditore, violatore della Legge di Mosè, sono cattivi di cuore e di mente, malvagi nell'anima e nel corpo. Chi non copre il peccato del prossimo, ammonendolo in segreto, perché non pecchi più, di certo non è uomo di Dio e se non è uomo di Dio neanche può cercare giustizia per i suoi fratelli. Lui è un ingiusto e dall'ingiusto mai potrà sorgere la verità. L'ingiusto è sempre falso.
Nell'Antico Testamento il Signore aveva fatto un millennio di cammino nella sua Legge. Da una Legge che richiedeva una punizione esemplare perché altri non peccassero era Lui stesso passato, con i successivi profeti e mediatori della sua Parola, ad una legge di perdono, conversione, penitenza, ravvedimento. Ma anche quando vigeva la Legge dell'esemplarità educatrice, Lui stesso aveva concesso il perdono a Davide, il quale non solo era stato adultero, era stato anche omicida. Aveva ucciso il marito della donna e tanti altri per nascondere il suo peccato. Eppure il Signore lo ha perdonato. Il Libro della Sapienza, ultima volontà manifestata di Dio, nell'Antico Testamento, insegna la verità sul perdono, il pentimento, il ritorno nella Legge dell'Alleanza, o in quella che la coscienza avverte come Legge e per questo è obbligata a seguire. (Sap 12,15-27)
L'uomo è giusto se pensa come il suo Dio. È sempre ingiusto quando così non pensa. Gesù è uomo giusto. Pensa come il Padre suo. Oggi però non può manifestare il pensiero del Padre pubblicamente. Lo rivela per via indiretta agli accusatori. Lo manifesta per via diretta alla donna: "Va' e d'ora in poi non peccare più".
Questo brano del vangelo è la proclamazione della misericordia di Dio, che è capace di aprire una strada in mezzo al peccato. La misericordia di Dio è la capacità che Dio ha di creare amore dal peccato e dall’egoismo. Il vangelo di oggi pone l’accento su un aspetto decisivo della realtà della chiesa e della nostra vita: Gesù sceglie, per rivelare la misericordia del Padre, una donna adultera. L'infedeltà e l’adulterio sono tradizionalmente il peccato fondamentale dell’abbandono di Dio. Il rapporto tra Dio e il suo popolo, è un rapporto di matrimonio, un rapporto di alleanza, quindi di fedeltà; e rompere questo rapporto significa un peccato di adulterio.
Siamo a conclusione della quaresima e oggi si conclude il cammino che la parola di Dio ha cercato di farci fare. Nella terza domenica di quaresima, il padrone severo che vuole tagliare il fico è l’uomo: l’uomo vuole ‘tagliare’ i peccatori. L’uomo vuole tagliare; Dio ha pazienza e vuole la vita dell’uomo. Nella quarta domenica il personaggio chiave è il figlio maggiore; con quanta delicatezza il Padre lo prega: questo tuo fratello! Dio vuole la vita del peccatore; noi ‘tagliamo’. Nel testo odierno ci sono gli uomini che vogliono ‘tagliare’ la peccatrice. La società deve essere pura e il male deve essere tagliato. Bisogna recuperare il senso della nostra debolezza. Messi di fronte a se stessi gli uomini lasciano cadere le pietre e se ne vanno. Il fatto che Gesù ci inviti a riflettere sul nostro peccato è importante. Lo spirito comunitario nasce quando gettiamo giù le pietre e ci riconosciamo peccatori.
Non possiamo vivere la Pasqua se non ci rendiamo conto del bisogno che abbiamo della misericordia di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci il pensiero del Padre.
Spunti di riflessione :

- Quando vivo il perdono sono ancora ripiegato su me stesso o mi lascio aprire dal dono di Dio e riprendo a godere della sua presenza di salvezza?
- Imito lo stile di Dio usando misericordia verso gli altri per rendere vere le parole del Padre nostro: "come noi li rimettiamo ai nostri debitori"?
- So gioire per il perdono, anche degli altri?
- Riesco a donare perdono gratuitamente, ovvero anche quando lo giudico non pienamente meritato?
- A che livello si pone la mia fede? Sono capace di affidarmi a Dio completamente in un atto di fede o chiedo sempre dei segni?
- Dio mi dà molti segni della sua presenza nella mia vita. Sono capace di coglierli, attuarli ?
- Sono conscio che solo in Gesù e per mezzo di lui è possibile incontrare Dio?