V DOMENICA DOPO PASQUA (C)

Scuola di Vita
V DOMENICA DOPO PASQUA (C)
At 14, 21 - 27; Dal Salmo 144 (145) ; Ap21, 1 - 5
GV 13, 31 – 33.34 -35

TEMA : Amore reciproco - Glorificazione

• Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: « Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
Ora che tra Gesù e i suoi discepoli non ci sono più ostacoli, egli può effondere la sua luce, li può illuminare con la divina verità, può dire loro ogni cosa, sapendo che domani lo Spirito del Signore ricorderà loro tutto e darà il vero, autentico significato di questa sua suprema ed ultima confidenza di rivelazione e di svelamento del mistero che avvolge lui e in lui anche loro. Con la consegna di Giuda ai sommi sacerdoti inizia la glorificazione di Gesù, inizia il mistero della sua esaltazione alla destra di Dio Padre. La morte in croce è vista da Gesù come momento necessario per operare il passaggio al Padre, la sua ascesa nel più alto dei cieli. La glorificazione è doppia: Dio avrebbe glorificato il suo Figlio, esaltandolo alla sua destra; il Figlio avrebbe glorificato il Padre, attribuendogli l’onore e la gloria di una obbedienza fino alla morte e alla morte di croce. Gesù si sarebbe interamente lasciato consumare dall’amore in onore e per la gloria del Padre, il Padre avrebbe accolto il sacrificio e la consumazione del Figlio e gli avrebbe dato gloria eterna, risuscitandolo prima ed elevandolo alla sua destra dopo.
• Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Gesù precisa il senso delle sue parole e mette una connessione tra le due glorificazioni. Gesù è glorificato a causa della glorificazione innalzata da lui in onore del Padre. La sua glorificazione non sarà nell’ultimo giorno, ma subito. Il subito è da intendersi in senso temporale, quindi non appena egli avrà reso la sua suprema gloria al Padre suo Celeste. La storia confermerà questa sua rivelazione, attestando che il subito è al terzo giorno. Gesù è risuscitato al terzo giorno, la mattina dopo il Sabato, al primo giorno. È importante sottolineare la causa della glorificazione; senza di essa Dio non può glorificare, non avrebbe glorificato Gesù. Inoltre è da specificare che la gloria che viene da Dio è sempre in proporzione alla gloria che noi gli abbiamo tributato. Gesù dona tutto se stesso al Padre, in un atto di obbedienza che è consumazione totale, Dio dona tutto se stesso al Figlio, in un atto di risurrezione e di spiritualizzazione del suo corpo, che è come un rivestimento di divinità per la sua umanità. C’è come il dono di tutto se stesso che il Padre fa all’umanità di Gesù, anche se questa resta sempre e comunque creazione di Dio, tutto il resto, tutto quanto essa può assumere di Dio, Dio glielo ha fatto assumere. Questa la gloria. Ma di questo niente più si dice in ordine alla beatitudine eterna. Oggi il cristiano, anche se pensa alla sua salvezza - e in verità pensa assai poco o per niente - non pensa minimamente che la salvezza è un ritorno di gloria da parte dell’Onnipotente. Da qui nasce quel cristianesimo senza gloria di Dio, quel cristianesimo che pensa che la gloria di Dio è fare qualche pratica religiosa. La gloria di Dio è la confessione con la nostra vita, con il dono della nostra volontà, con quell’obbedienza che si spoglia di se stesso e tutto si dona al Padre, perché sia lui il solo Signore del nostro vivere, del nostro pensare, del nostro agire, del nostro operare. Da questa caduta di gloria è giusto che ci si riprenda e ci si riprenda subito, ma per fare questo occorre che ognuno di noi ponga la gloria di Dio innanzi ai suoi occhi e solo per questo lavori, solo a questa pensi, solo per questa spenda la sua vita. Ma anche è giusto che il cristiano venga aiutato attraverso una predicazione che sia vera e propria manifestazione e rivelazione di tutte le esigenze della gloria del Padre.
• Figlioli, ancora per poco sono con voi.
Qui Gesù pone una distanza tra ciò che deve fare lui e ciò che dovranno fare i discepoli. Egli deve andare, i discepoli devono rimanere. Non è ancora giunto il momento per loro di andare con Gesù. I discepoli vorrebbero seguire sempre il loro Maestro, ma c’è una sequela che è comune e che si può sempre compiere e c’è una sequela che non è più di tutti, perché è la vita personale del Maestro e la vita personale appartiene solo alla persona. Anche questo è giusto che si sappia. La sequela non significa compimento delle stesse cose e nello stesso tempo. C’è un tempo in cui deve agire il Maestro e ce n’è uno in cui sono chiamati ad operare i discepoli ed anche per i discepoli il tempo è diverso e differente. Ogni uomo ha un suo tempo, una sua ora, una sua particolare modalità di obbedienza. Saper tutto questo e conoscere i propri tempi e le proprie modalità appartiene alla sapienza del singolo che si impetra dallo Spirito Santo, il Solo che sa dove guidare e dove condurre ognuno perché attraverso la sua vita e la sua morte si renda la più grande gloria al Padre celeste, tutta la gloria che è possibile far nascere da una vita umana, spesa e consumata tutta per il Signore.
• Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri: come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri.
Gesù dice che non lo possono seguire per ora, però lascia loro la regola perché lo seguano quando sarà il loro momento; traccia per loro una via perenne che è valida per tutti e per ogni tempo, fino alla consumazione dei cieli. Viene qui portato a compimento l’antico comandamento dell’amore: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Nella nuova legge di Gesù l’amore verso se stessi non può essere più regola universale di vita; regola suprema, unica è l’amore di Gesù per noi. I discepoli dovranno amarsi come Gesù li ha amati, dovranno amarsi gli uni gli altri sul modello del loro Maestro. Il modello di Gesù è in verità assai semplice, anche se impegnativo. Essi dovranno farsi servi gli uni degli altri, ma anche il servizio che è sempre reso a Dio, poiché discende dalla sua volontà, deve essere capace del dono della propria vita. La misura del nuovo amore e del nuovo comandamento è il dono della vita. Ci si potrebbe chiedere perché Gesù dona compimento all’antico comandamento dell’amore. L’antico era fondato sulla persona umana e questa si sa ha dei limiti di concupiscenza e di peccato. Sono limiti che non manifestano tutta la bellezza dell’amore di Dio riversato tutto in Cristo Gesù. In più con Gesù c’è il dono della grazia, per essa tutto ciò che prima era impossibile, ora diviene possibile, poiché la forza di Dio in noi riversata dallo Spirito Santo, la creazione della nuova umanità, del nuovo Adamo in noi, fa sì che noi possiamo amare alla maniera del Nuovo Adamo che è Cristo Gesù Signore nostro.
• Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri ».
L’amore alla maniera di Gesù, l’amore degli uni verso gli altri, è il segno di riconoscimento, di appartenenza. L’altro, il mondo, sa chi è di Gesù, non per le parole che lui dice, o per le argomentazioni in ordine alla verità che lui professa, ma dall’amore con il quale egli si presenta. Se questa è l’unica via lasciataci da Gesù, inutile cercarne altre, perché non esistono altre vie attraverso le quali noi possiamo manifestare al mondo la nostra appartenenza al Signore. La rivoluzione cristiana è pertanto il ritorno all’amore. Ma l’amore che Gesù comanda ai suoi, che lascia come suo supremo testamento, non è dettato dalla volontà dell’uomo, ma da quella del Padre suo che è nei cieli. Amare alla maniera di Gesù significa pertanto che ognuno di noi deve disporsi a servire i fratelli compiendo in questo servizio tutta la volontà di Dio, essendo disposti ad andare incontro alla morte ed anche alla morte di croce, per manifestare al mondo tutta la gloria del Padre e come veramente il Padre si ama nei fratelli, prestando loro quel servizio d’amore che lui stesso ci ha comandato e ci comanda.
Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui
Dio è glorificato in Cristo Gesù. Come? Per mezzo della sua obbedienza fino alla morte di croce. Sottomettendosi alla divina volontà, Cristo Gesù rende gloria a Dio. Lo confessa e lo testimonia dinanzi agli uomini come il suo solo ed unico Dio, suo solo ed unico Signore, suo solo ed unico Padre, cui è dovuto ascolto creaturale e filiale.

Dio è glorificato in Gesù con il dono dell'intera sua vita. Questa non è stata mai di Gesù. È stata sempre del Padre, nell'eternità e nel tempo, prima della creazione e dopo. Da sempre così il Figlio ha glorificato il Padre e per sempre così lo glorificherà.

Anche il Padre glorifica il Figlio suo Unigenito, il Verbo della vita che si è fatto carne nel seno della Vergine Maria. Come lo glorifica? Risuscitandolo dal sepolcro, donandogli un corpo incorruttibile, glorioso, immortale, spirituale, facendolo sedere alla sua destra nell'alto dei Cieli, costituendolo Signore e Giudice del genere umano, suo Unico Redentore, Salvatore, Mediatore. La glorificazione, che avverrà subito dopo la morte in croce, priverà i discepoli e il mondo della presenza visibile di Gesù Signore. Ora Gesù è in mezzo a noi, ma in modo invisibile. La sua presenza è vera, reale, corporea - Cristo ora esiste solo così: con il suo vero corpo glorioso - ma secondo la modalità dell'invisibilità.

Con l'Incarnazione è avvenuto qualcosa di unico, singolare, ma non irripetibile. Cristo Gesù attraverso la sua carne ha manifestato visibilmente e udibilmente il Padre. Gesù diceva le parole del Padre e compiva le sue opere, rivelava il suo cuore, lo rendeva udibile e visibile, così anche la sua volontà ed ogni suo desiderio. Chi vedeva Cristo Gesù, vedeva il Padre. L'invisibilità del Padre era resa visibilità dal corpo di Gesù.

Nel Battesimo noi siamo divenuti una cosa sola con Cristo Gesù. Siamo un solo corpo. Cristo nel suo corpo glorioso è ora invisibile. Come il Padre, purissimo spirito, era reso visibile da Cristo Gesù nel suo corpo di carne, così deve operare ora ogni suo discepolo: deve rendere visibile Gesù che è nel suo corpo glorioso attraverso il corpo di carne, di materia che lui possiede.

Il corpo di carne, di materia del cristiano deve rendere presente, quindi visibile, tangibile, il corpo glorioso di Gesù Signore. È un compito quotidiano da assolvere. È la missione cristiana per eccellenza. Non ci sono altre missioni. Tutte le altre servono per rendere perfetta questa unica che è di tutti, nessuno escluso.

Come potrà avvenire questa visibilità? Alla stessa maniera che è avvenuta in Cristo Gesù. Cristo Gesù ha amato il Padre con il dono di tutta la sua vita. I discepoli di Gesù devono amarsi reciprocamente allo stesso modo che Gesù li ha amati, compiendo cioè solo e sempre la volontà del Padre. Si obbedisce a Cristo, si compie la sua volontà, si amano i suoi discepoli. In questo amore e per esso Gesù è reso visibile al mondo intero. Tutti lo potranno vedere. L'amore è la sola opera che Gesù dona per rivelare, manifestare al mondo intero che loro appartengono a Lui e non più al mondo. Il mondo non conoscere l'amore. Solo chi ama Gesù lo potrà conoscere e testimoniare.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci aiuti ad amare Cristo Gesù allo stesso modo che Cristo Gesù ama il Padre. È la sola via per renderlo presente attraverso il nostro corpo di carne.

Gli Angeli e i Santi del Cielo ci conducano ad un amore vicendevole sempre più grande. Il mondo ci riconoscerà come discepoli di Gesù e noi lo renderemo visibile.
Spunti di riflessione :
- I lontani, i non credenti, ci riconoscono, ci possono riconoscere come discepoli di Gesù per l’amore
vicendevole che pratichiamo?
- In una parola: siamo veramente “discepoli di Gesù”?
- Il nostro amore per i fratelli è proporzionato direttamente all’amore per Cristo?
- So riconoscere il Signore presente nella persona del fratello, della sorella?
- So cogliere le piccole occasioni quotidiane per fare del bene agli altri?
- Interroghiamoci sulla nostra vita quotidiana: si può vivere accanto ai fratelli dalla mattina alla sera senza accettarli e senza amarli?
- La carità dà significato a tutto nella mia vita?
- Cosa posso fare io per mostrare la mia riconoscenza al Signore che per me è venuto a farsi servo e ha consacrato per il mio bene tutta la sua vita? Gesù risponde: Servimi nei miei fratelli: è questo il modo più autentico per dimostrare il realismo del tuo amore per me.