II DOMENICA TEMPO ORDINARIO (A)
Is 49,3.5 – 6 ; Salmo 39 (40); 1 Cor 1,1– 3
GV 1, 29 – 34
TEMA: Riconoscere - Fede
• In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: « Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
Passa un giorno dall’incontro con i farisei e Giovanni è chiamato a rendere pubblica testimonianza a Gesù. Viene indicato come l’Agnello di Dio, come Colui che toglie il peccato del mondo. L’Agnello, fino ad Isaia, era solo l’agnello pasquale, il cui sangue aveva permesso che fossero risparmiati i primogeniti di Israele nella notte della liberazione, mentre le carni arrostite erano il cibo dei viandanti, di coloro che avrebbero dovuto mettersi in marcia nella conquista della libertà. Prima di Isaia nessuna relazione dell’Agnello con il peccato. Con Isaia invece tutto cambia; il Servo di Dio è raffigurato come un agnello mansueto, mite che compie l’espiazione vicaria. L’agnello è colui che si addossa i peccati del mondo, li porta sulle sue spalle, li espia con la sua sofferenza e in tal senso li toglie; li toglie espiandoli. In questa presentazione di Giovanni già si intravede tutto il mistero della passione, della morte e della risurrezione di Gesù. C’è anche il mistero della risurrezione, oltre che della passione e della morte, perché il canto di Isaia (Is 52,13-53,12) vede espressamente il trionfo del Servo dopo la sua espiazione vicaria. Gli uomini di Dio vedono il mistero che avvolge una persona, lo vedono non per le loro particolari attitudini, bensì perché il Signore lo rivela loro. Sono amici di Dio e anche suoi confidenti. Essi sanno per grazia e per dono dall’Alto, non sanno per cause umane o per fenomeni riconducibili alla natura e solamente ad essa.
• Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me.
Gesù è prima di Giovanni in quanto Verbo, Figlio unigenito che è nel seno del Padre. Temporalmente è dopo Giovanni perché nato sei mesi dopo e perché ha iniziato la sua missione dopo quella di Giovanni. È anche prima perché la sua è missione di salvezza; tutte le altre, compresa quella di Giovanni, sono solo in funzione ed in vista di quella di Gesù.
Se il mondo intero riuscisse a comprendere che ogni missione nella Chiesa è solo funzionale, strumentale, mezzo perché si conduca a Cristo Gesù, il solo Redentore e Salvatore dell’uomo, si farebbe un grande passo in avanti anche per il ristabilimento dell’unità e della comunione all’interno del mondo cristiano. Purtroppo questo non avviene perché Cristo non è al centro dei nostri desideri, non è al centro dei nostri pensieri, né lo Spirito di Cristo guida e muove i nostri passi per andare solo ed esclusivamente incontro a Lui. O si vede Cristo come l’unico, il solo, verso cui tutti devono tendere ed anche annientarsi e scomparire dietro di Lui - perché è giusto che ogni nostra azione termini e si finisca in Lui - o altrimenti si vede l’uomo, si vede se stessi, e diviene impossibile condurre verso Cristo, indirizzare a Lui. Ma questo avviene perché l’uomo è privo della santità, e quindi manca in chiarezza anche nella verità, e confonde la giustizia con i propri pensieri e desideri mondani. Quando invece Cristo è al centro dei nostri pensieri, allora tutto scompare dietro di lui, anche l’autorità si eclissa, perché solo lui appaia in tutto il suo splendore, la sua gloria, la sua maestà, la sua sapienza ed intelligenza infinita, il suo amore eterno ma anche umano per la conversione e la salvezza del mondo.
• lo non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua perché egli fosse fatto manifestato a Israele ».
Giovanni non conosceva Gesù come il Messia di Dio; lo ha conosciuto come tale al momento dell’inizio della sua missione. Anzi la sua missione altra finalità non riveste che quella di far conoscere Gesù a Israele.
• Giovanni testimoniò dicendo: « Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui.
Anche il modo in cui conosce Gesù è assai particolare. Lo conosce perché ha visto scendere dal cielo lo Spirito di Dio come una colomba e posarsi su di Lui. L’illusione è chiaramente al battesimo di Gesù. Dopo che Gesù era stato battezzato e mentre era in preghiera, lo Spirito sotto forma come di colomba scese dal cielo e si posò su di lui. Da questo momento egli è consacrato il Messia di Dio, inizia la sua missione di salvezza. Da notare che sempre nell’Antico Testamento la missione iniziava con il posarsi dello Spirito sul prescelto da Dio. È altresì da aggiungere che la missione si compiva finché lo Spirito del Signore rimaneva sul prescelto; qualora lo Spirito fosse stato costretto a lasciare il consacrato, perché questi si era messo contro Dio a causa della sua disobbedienza e trasgressione della legge, la missione o veniva abbandonata, o compiuta male, o tralasciata, o fatta a singhiozzi, a sprazzi. In Gesù lo Spirito vi si posa al Fiume Giordano dopo il Battesimo; Egli lo consegna al Padre solo dopo che tutta la missione di salvezza era stata compiuta. Vedremo che alla croce Gesù prima proclama il termine della sua missione, poiché tutto era ormai compiuto; poi consegna lo Spirito al Padre perché lo riversi sui credenti, perché compiano la missione che egli aveva affidato loro.
• Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha inviato a battezzare nell’ acqua, mi disse: Colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è lui che battezza nello Spirito Santo.
Giovanni attesta e testimonia l’origine soprannaturale della conoscenza che lui ha di Gesù. Lui non lo conosceva come Messia; ora lo conosce, lo ha conosciuto in seguito ad una rivelazione, ad un segno. Lo Stesso che lo aveva inviato a battezzare, cioè il Signore, gli aveva detto le modalità attraverso le quali egli sarebbe venuto a conoscenza di Gesù. Il Messia di Dio è colui “sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito”. La voce gli indica anche in che consiste la missione del Messia. Egli dovrà battezzare in Spirito Santo. Qui è la differenza tra il suo battesimo e quello del Messia. Lui avrebbe versato dell’acqua o immerso nell’acqua quanti venivano pentiti e desiderosi di cambiare vita. Il Messia di Dio invece avrebbe immerso nello Spirito quanti avrebbero creduto nel suo nome, quanti avrebbero un giorno accolto la sua parola di vita eterna e avrebbero aderito ad essa. Lavati nello Spirito Santo, immersi in Lui, da Lui bruciati e consumati perché dalla morte dell’uomo vecchio nasca e risorga l’uomo nuovo. Questa la missione di Gesù.
• E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio ».
Quanto la voce celeste gli ha preannunziato, puntualmente si compie, avviene. Giovanni non può non rendere testimonianza. Egli attesta ciò che ha veduto. Ma la sua testimonianza è anche dono della sua fede. Da tutto quanto egli vede ed ascolta arriva ad una professione personale della fede. Il Messia di Dio non è semplicemente uno che gli è passato innanzi perché veniva prima, ora viene specificato in che consiste esattamente questa espressione: il prima per Giovanni è la Figliolanza divina di Gesù. Gesù, il Messia, è il Figlio di Dio. La fede è perfetta, matura, quando è capace di formulare una professione personale che esprime in sintesi tutto quanto si è veduto ed ascoltato, ma che va oltre ciò che si è veduto ed ascoltato. La vera fede, quella matura e adulta, deve essere una fede capace di deduzioni, ma per fare questo occorre una mente libera, uno spirito distaccato, un cuore sempre pronto ad amare la verità, un’anima non gravata dal peccato, un corpo non appesantito dal vizio ed anche leggero, privo cioè di ogni imperfezione. Giovanni possiede una fede matura, adulta, bella; essa vede l’invisibile e pensa l’impensabile. Il Messia di Dio è il Figlio di Dio, l’Unigenito, il Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, a porre la sua dimora tra gli uomini, perché tutti fossero battezzati da Lui e per Lui nello Spirito Santo. La logicità della fede è la caratteristica dei santi.
Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
Questa divina ed umana, eterna e storica, per sé e per noi verità di Cristo Gesù, va testimoniata, manifestata, attestata dinanzi al mondo intero. Per attestarla bisogna conoscerla. Come si conosce questa verità, dalla quale è la nostra verità e vita eterna? Giovanni il Battista conosce la verità di Gesù per purissima rivelazione, manifestazione di Dio, vera grazia dell'Onnipotente. La conosce per via diretta e non mediata. Leggiamo la sua testimonianza su Gesù Signore.
Gesù è l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. È il Figlio di Dio, il suo Unigenito. Questa attestazione Lui la può fare perché ha visto lo Spirito che scendeva su Gesù. Ha visto ed ha parlato. Noi come facciamo a rendere questa stessa testimonianza al Signore Dio nostro? Come facciamo a gridare che è Lui l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo? Come possiamo proclamare che Lui è il Messia di Dio, venuto in mezzo a noi per ricolmarci di grazia e di verità?
A noi discepoli di Gesù è dato di testimoniare Lui in un solo modo: rendendo nostra carne la sua verità. Gesù è l'agnello che toglie il peccato del mondo, lo toglie dalla mia carne, dal mio corpo, dalla mia anima, dal mio spirito. Solo Lui è l'agnello del nostro riscatto. Nessun altro. Credendo in Lui e lasciandomi mondare dal suo Santo Spirito, che si posa su di me e mi rende persona senza peccato. io posso gridare e attestare la verità del nostro Redentore. Nessun uomo fuori di Cristo, senza di Lui, può liberarsi dal peccato. Io con Lui, in Lui e per Lui mi sono liberato. Posso proclamare realmente che Lui è l'agnello che libera dal peccato, perché io da Lui sono stato purificato, mondato, sanato. Noi dobbiamo testimoniare per realizzazione della sua verità nel nostro corpo. È questa la sola testimonianza efficace, perché rende visibile al mondo intero l'unicità di Cristo Salvatore. Le altre vie non rendono testimonianza a Gesù. Rimangono parole.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, facci veri testimoni di Gesù Signore. Aiutaci a divenire veri nella sua verità. Angeli e Santi, sosteneteci in questo cammino.
Spunti di riflessione:
- Gesù ha offerto se stesso per eliminare il peccato e donarci lo Spirito Santo, rendendoci partecipi della vita divina facendoci tempio di Dio. In che misura siamo consapevoli di questo grande dono e come lo testimoniamo nel mondo?
- Come tengo accogliente questa dimora? Voglio far sì che Gesù “si trovi bene” dentro di me?
- Ecco l’Agnello di Dio! Questa espressione l’ascolto sempre durante la Messa. Cosa significa per me?
- Sono sicuro/a di conoscere Gesù? Da che cosa lo deduco?
- Chi è Lui, vitalmente, per me? Posso dire che ogni giorno lo riscopro con un'impronta di novità: la novità del suo insondabile Amore?
- In virtù del battesimo riusciamo ad affiancarci al cammino di ogni uomo e di ogni donna perché vivano la speranza in Gesù che libera e salva?
- La mansuetudine dell’agnello e la semplicità della colomba ci chiamano a conversione. In che misura seguiamo nella vita pratica la via della mansuetudine e della semplicità?